Masi
chiusi di San Giacomo
1) Aspmair via Stazione 33, di
Emanuelli Lino
2) Auele via Masi 2, di Comperini
Isidor
3) Hilber vai San Giacomo 84, di
Mair- Heinrich - abitante a Bolzano
4) Leibele via Masi 10, abitato da
Marchelli Angelico
5) Lewald via Thaler 27, di Carli
Alfredo e Riccardo
erede Carli Helga nata
Kofler
6) Manna in der Au via San Giacomo
153, di Kössler Georg
7) Miiller via Masi 16, di Lunger
Alois
8) Oberes Thalergut via Masi 13, di
Rizzoli Alfred
9) Putz via Thaler 24, di
Schweigkofler Margareth,
Mottironi Luigi ed Anna
10) Renner via Renner 3, di Gazzini
Piergiorgio
11) Schenkwirtsgut via San Giacomo
138. Cristoforini Livio
12) Steinmann via Brennero
2, di Conte Toggenburg
13) Weisshaus via Wurza
15, di Riglietti Sacchin Loredana
Emilia Spirandelli Pasquazzo
Nata a Giacciano (RO) il 20.08.1921, si
abilitò maestra presso (Istituto Magistrale "Cristina Roccati"
di Rovigo. Svolse quindi mansioni d'impiegata presso lo zuccherificio
di Badia Polesine, in provincia di Rovigo, alla Lancia di Bolzano ed
alle Acciaierie di Bolzano.
L'11.8.1945 sposatasi con Franco
Pasquazzo a Mattarello di Trento ebbe due figli: Fausta nel 1946 ed
Ettore nel 1947. Il 28/02/1948 si trasferì con la famiglia ad Egna
e, alle dipendenze della Direzione Didattica locale, iniziò ad
insegnare nella scuola elementare di Termeno e quindi a Salorno.
Nell'anno scolastico 1950/51 passò in una pluriclasse a Villabassa
in val Pusteria, l'anno seguente a Le Cave di Fortezza ed in seguito
in varie località della provincia.
Nel 1955 e precisamente il 7/01
trasferì da Laives a Pineta la classe che diede i natali alla scuola
elementare della frazione, presso un locale dell'ex oleificio. Dal
1966 al 1978 insegnò lingua italiana nella scuola elementare in
lingua tedesca di Montagna - Egna - Ora - Laives - Bronzolo - Termeno
e Sella.
Ritornata nella scuola elementare in
lingua italiana, nel 1982 andò in pensione.
L'1/11/1989, un anno dalla scomparsa
del marito, pubblicò una raccolta di poesie, "Tragedia umana e
spigolature" pro ammalati di tumore, malattia che la privò del
marito di 66 anni, dell'unico fratello Giovanni di 47 anni, del
nipote Massimo di 44 anni, della zia paterna Maria Spirandelli,
insegnante, sua seconda madre, dalla morte della sua vera mamma
Sanità Maria di soli 32 anni.
In seguito, per dare ancora uno scopo
alla sua esistenza, per ingannare la sofferenza di sì preziose
perdite, volse il suo sguardo alla frazione desiderosa di lasciare
una traccia delle fondamentali vicende storiche che diedero origine
al Paese e nel 1993 pubblicò il libro "Pineta e la sua storia
".
Ora, dopo più di 10 anni di studio
particolareggiato delle località della città, presenta il nuovo
lavoro “Masi chiusi del comune di Laives", bilingue. con la
collaborazione di Roswita Ebner Paone ex insegnante elementare nella
scuola di madrelingua tedesca, ora in pensione.
PREMESSA
Laives, nostro paese, con la storia dei
Conti Lichtenstain, di Mainardo II. In contrasto con il principe,
vescovo di Trento, con le minime, ma importanti, interessanti storie
della gente comune, delle fattorie a conduzione familiare o masi
chiusi, ci ha dato 1o spunto per ideare e realizzare questo nostro
lavoro.
Ci siamo inoltrate nel passato, che in
queste pagine è possibile rivivere, essere consapevoli dei
sacrifici, del costante impegno degli avi per il miglioramento
produttivo, culturale, di vita familiare e sociale locale.
È stata un'impresa non indifferente la
ricerca di documentazioni, di notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie presso uffici competenti di qua e di là, di maso in maso
a Laives, Montelargo, San Giacomo, a Seit, anche in luoghi per noi
accessibili solo a piedi, come il maso Buchner, il Gschlössler,
il Mausegger, il Mair, 1'Alpler ed il maso Staller da Castel Flavon.
Sempre concordi ad associare l'utile al
dilettevole nelle nuove conoscenze ambientali, nelle indispensabili
salite e discese nell'osservazione delle distensive, estese
panoramiche della valle dell'Adige e delle montagne, che la
circondano, ci siamo continuamente ricreate lo spirito: un lavoro da
pensionate attive, desiderose di conoscere meglio, più a fondo il
loro paese: la propria città.
Argomenti toccati: lo straripamento
dell'Adige, allagamento - il rivoltamento del terreno per riportare un superficie la terra
fertile i capricci del rio Vallarsa, allagamenti - la Reif -
commercio del legname - le zattere - il porto sull'Adige a Bronzolo
Le "Cornacchie di Monte"- i "Ranocchi di palude"
- il Reifhäuslgut - viti
sotterrate per proteggerlo dal gelo - la palude - la malaria (morte
di Laives) - cultura di mele e pere - grandi piante fruttifere dei
tempi passati - scala per la raccolta (32 scalini) - pericoli -
incidenti e decessi - i slotteri - le cassette - prodotti della
terra, prima - frutticoltura, dopo - viticoltura - incendio - Jörg
Kuppermann - la Vallarsa - produzione di verdura, vendita - mercato
in via Vintola e Bolzano - via imperiale di Laives - traffico
commerciale movimento di trasporto - stalle - cambio cavalli - riposo
e ristoro animali - carri, carrozze, calessi - maniscalchi -
aggiustatori e costruttori di ruote alberghi - cunicolo: Casagrande,
Pfleg, Peterköfele -
bachicoltura, i bozzoli Filanda, Filandella - baco - gelso - cereali
- mulini - pane tradizionale - il maso: vita laboriosa, autonoma,
solitaria - la mulattiera - difficoltà, pericoli - la strada
asfaltata - comodità trasporto - partecipazione vita sociale del
paese - progressiva bonifica terreni - le fosse - i parassiti delle
piante - danni - uso antiparassitari - pericoli - incidenti - decessi
anche di animali odierni frutteti - piante basse a misura d'uomo -
raccolta agevole - il trattore - i filari a spalliera, facile da
trattare - Madonna di Laives nella cantina Casagrande - Madonna di
Pietralba nella cantina del Tschuegg - la cava - il porfido - vita
alla cava - Stefano Busetti racconta... - la teleferica, teleferiche
- le castagne - agritur- mulattiera trasporto legname al piano -
trasporto materiale vario - approvvigionamento per il monte -
trasporto malati, ed altri argomenti, che si evidenziano nella
lettura del testo.
Il libro non ha la pretesta di essere
considerato un capolavoro, ma un impegno di fatica, per noi, anche
allettante, non vana, per i dati positivi, che in esso si possono
riscontrare.
Ligie al lavoro intrapreso,
l'attenzione ci è sempre stata vigile, ma "errare Humanum est".
Ed ecco, ora, finalmente, la nostra
laboriosa opera nasce alla vita, esposta al libero giudizio dei
lettori, nella speranza possa interessare e giovare.
......................................................
......................................................
della famiglia Emanuelli Lino- Via
stazione, 33
Proprietari:
1989 EMANUELLI DARIO
EMANUELLI TARCISO
EMANUELLI LUIGI
1973 EMANUELLI LINO
1932 IN BASE AL REGIO DECRETO
DEL9/2/28: OSPEDALE CIVILE E RICOVERO PER INABILI – BOLZANO
1819 PROPRIETA' FONDIARIA DELL'OSPEDALE
DI BOLZANO
Maso ASPMAIR
(maso agli alberi)
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Già nel 1357 esistono notizie della
proprietà con Michel Weinegg e nel 1426 con Leonhard della Curia.
Nel 1596 successe Augustin Pargomaschg e nel 154 i padri Domenicani e
Barbara Grumer in Lochmann ed in seguito gli eredi. Nel 1777 Johann
Schlechtleitner tenne il possesso dell'Aspmair-Hof: abitazione,
fienile, prato ed un terreno paludoso.
Il maso appartenne per molto tempo poi
al Fondo Ospedaliero di Bolzano.
La famiglia Forti lo abitava e
coltivava i terreni. Nell'anno 1952 il maso fu abitato dalla famiglia
Emanuelli, che lo lavorò a mezzadria. Il maso possedeva 10 ettari di
terreno coltivato per la maggior parte a vigneto. Non mancavano qua e
là meli e peri: Shampagner. Gravensteiner, Golden, Kaiser e William.
Si coltivavano anche patate, ortaggi, granoturco e un po' di
frumento.
Il pane veniva fatto in casa e la
polenta era il cibo fondamentale. I mezzadri cercavano di sfruttare
il terreno anche con la coltivazione del tabacco. II terreno veniva
arato e l'aratro era tirato dai buoi.
Il fieno veniva portato al fienile a
spalle, usando i "slotteri" e, dove era possibile, veniva
usato il carro. Al maso c'era una grande stalla con mucche, buoi, un
cavallo e diversi maiali. C'erano galline, tacchini, anatre, oche,
faraone, conigli, ecc.
Non mancavano i gatti ed il cane da
guardia.
Fino a pochi anni fa era possibile
vedere sul muro esterno il segno del livello dell'acqua dell'ultima,
grande alluvione, nel 1882.
Davanti al maso si trova ancora il
vecchio crocifisso. Presso tale crocifisso ed a tanti altri, di altri
masi, i cortei funebri si fermavano per pregare per i defunti.
Nel 1973 la famiglia Emanuelli comprò
il maso, cioè quando fu costruito il nuovo ospedale "San
Maurizio" a Bolzano. Per la costruzione del nuovo ospedale
furono venduti a privati molti fondi ospedalieri, sparsi qua e là,
per ricuperare soldi per le enormi spese.
La proprietà Emanuelli è stata divisa
fra i quattro fratelli.
Nel 1990 il maso venne ristrutturato ed
ora è in possesso di Emanuelli Lino.
2 - Maso Äuele
Fam. Comperini Isidoro Via Masi 2
Proprietari:
1970 COMPERINI ISIDORO
1967 COMPERINI ISIDORO (figlio)
COMPERINI CECILIA COMPERINI CRISTINA
1948 COMPERINI GIACOMO fu Isidoro
1930 a) COMPERINI GIULIA ved.
Pedrotti
b) COMPERINI ALFREDO
c)COMPERINI GIUSEPPINA in
Pfeifer
d) COMPERINI GIACOMO fu
Isidoro
e) COMPERINI MARGHERITA fu
Isidoro
f) COMPERINI MARIA fu
Isidoro
g) COMPERINI FRIDA fu
Isidoro
1923 COMPERINI ISIDORO (1921)
1914 COMPERINI LUIGI
COMPERINI GIACINTO
COMPERINI PETER
COMPERINI ISIDOR
1891 COMPERINI ANDREAS
Maso Äuele
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Molto tempo fa, il maso non era altro
che una piccola, semplice abitazione circondata da molti gelsi e
cespugli vari.
Durante l'ultima grande alluvione del
fiume Adige, dell'anno 1882, molti alberi sradicati si ammassarono
vicino alla casa deviando le forti correnti dell'acqua che dilagavano
nella valle.
Per miracolo la casa si salvò.
Si dice che da Silandro fino a Salorno
tutte le campagne della Valle dell'Adige siano rimaste, per parecchio
tempo e per più di un metro, sott'acqua.
Quell'anno l'alluvione fu un vero
disastro economico in quanto la popolazione traeva il fabbisogno di
vita dalla coltivazione della terra. In tempi normali gli abitanti
lavoravano la terra per la coltivazione di patate, fagioli,
granoturco, frumento, ecc. ed avevano molta cura per i gelsi per
l'allevamento dei bachi da seta che delle foglie di gelso si nutrono
e che erano fonte di proficuo guadagno per tutti quelli che si
dedicavano alla produzione del prezioso materiale: la seta.
L'allevamento dei bachi era un lavoro
di grande pazienza e che teneva impegnata tutta la famiglia per gran
parte della bella stagione, dalla nascita dei bruchi alla raccolta
dei bozzoli.
Più tardi la casa venne ingrandita e
si allevavano molti animali: cavalli, buoi, mucche, maiali, galline,
oche, anatre, tacchini, conigli, ecc. Col tempo, il terreno
circostante la casa venne tutto dissodato e le viti tutt'intorno
formavano delle grandi pergole di uve diverse: Riesling, Teroldig,
Merlot, Schiava, Fraga. Vicino e sotto le pergole veniva coltivata
molta verdura di vario genere: insalata, radicchio, fagioli,
cetrioli, zucchine, sedano, spinaci, prezzemolo, cipolle, ecc. La
verdura, a quei tempi, era di grande importanza per l'economia
familiare, anzi da essa, tutte le famiglie o quasi tutte, traevano il
guadagno base per il loro mantenimento. Detta coltivazione occupava
gran parte della giornata di più persone, prima per produrre la
verdura ed, in un secondo tempo, per smerciarla.
Al tempo della raccolta, fino a tarda
notte la verdura la si doveva pulire, lavare, dividerla in cassette,
e qualche tipo, legarla a mazzetti, metterla in ordine in ceste,
pronta per essere esposta, su di un'improvvisata bancherella al
mercato di Via Vintola a Bolzano.
Le cassette e le ceste, caricate su di
un carretto erano pronte per essere la mattina seguente, di buon'ora,
trainate al mercato, ove, si doveva giungere molto presto per
occupare un buon posto.
Quando le rotaie del tram erano libere,
le ruote del carro si facevano scorrere su di esse per alleggerire la
fatica al cavallo. Per giungere sul ponte Loreto, la salita era
faticosa ed i contadini si aiutavano: un carro veniva lasciato fermo
al lato della strada ed il cavallo veniva condotto ad aiutare quello
del carro precedente.
Superato l'ostacolo, il primo carro
veniva lasciato al lato della strada e si ripeteva l'azione col
secondo e cosi la salita al ponte veniva superata facilmente.
Il Maso Äuele,
un tempo, era circondato da bellissimi fiori.
Dalie di vari colori e tante altre
specie di fiori ornavano la cascina.
Nel 1950 questa meraviglia dovette
cedere il posto ad un muretto, che serviva da recinto per gli animali
da cortile.
Si passò poi dalla viticoltura alla
frutticoltura.
Peri e meli presero posto nel podere:
Kalterer, Gravensteiner, Wagner, Edelböhmer
Weissrosmarin, William.
Erano piante che diventavano molto alte
con vasta chioma, che portava per decenni molta frutta.
Nel 1957, sul lato nord della casa fu
costruita una terrazza e, all'interno l'abitazione subì delle
modifiche ed in essa trovò posto anche l'ormai indispensabile bagno.
Il Maso apparteneva ai tre fratelli
Comperini ed oggi è proprietà di Isidoro (Comperini.).
3 - Maso Hilber
Fam. Mayr Heinrich Via San Giacomo 84
Proprietari:
1964 Mayr Heinrich
1926 Mayr Luigi
1890 Thun-Hohenstein Conte Guido
Maso HILBER
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Il maso Hilber si trova in via San
Giacomo, 84 ed appartiene a Mayr Heinrich in frazione di San Giacomo.
Nel 1540 il maso viene nominato con
Alessandro Hilber, che paga alla Capella di San Giacomo una libbra.
Nel 1562 Hans Hueber è al Hilber, in
qualità di mezzadro e nel 1588 proprietario del maso è Cristoff
Rottenpuecher, ufficiale Trapp di Bolzano.
Nel 1643 nella proprietà succede il
capitano Augustin Koller, prevosto della chiesa e nel 1697 Michael
Ranigler, figlio di Adam Ranigler che l'ha preceduto.
Nel 1727 succede Georg Anton von Menz,
che da mezzadro, in seguito diventa proprietario dell'Hilber, la di
cui proprietà consiste in un'abitazione, un fienile, un'altra
casetta, due ettari di pascolo e campagna, un piccolo vigneto vicino
al "Wolfsgruben",fosso del lupo. All'Hilber appartengono
altre proprietà come un terreno dissodato, un vigneto chiamato "Raut
o Hilberlei”, montagna di due ettari ed un po' di monte.
Il Menz era anche mezzadro dei beni del
signor Kienach.
In questo periodo Hilber, cioè i suoi
possedimenti erano molto spartiti.
Dopo essere passati al figlio Georg von
Menz la proprietà passò nel 1828 a Giuseppe Conte Thun e nel 1890
al Conte Guido Thun Hohenstein nel 1926 a Luis Mayr e nel 1964 ad
Heinrich Mayr.
4 - Maso Leibele
del Conte Eberhard Kuenburg Via della
Mostra 3
Abitato dalla famiglia Marchelli
Angelico
Proprietari:
1986 Kuenburg Conte Eberhard
1949 Kuenburg Conte Eberhard di
Sigfrido
1936 Kuenburg contessa
Maria Raineria Renata nata Contessa Lucchesi-Palli
1892 Principessa Maria Raineria de Campofranco nata Contessa Waidek
Maso LEIBELE
Notizie storiche mnemoniche e
leggendarie:
Dal maso Leibele si hanno notizie dal
1552, ma la sua origine appartiene ad un tempo assai più remoto.
Oggi il proprietario è il Conte von Kuenburg.
Le terre della principessa di
Campofranco e dal Conte von Kuenburg, suo marito, si estendevano dai
masi Leibele e Campofranco fino al monte Calvario sopra Aslago ad
Oltrisarco.
Il maso Leibele, assai grande (tre
piani più soffitta) era immerso in una selva, ricca di acaci.
pioppi, betulle e cespugli di vario genere. Sorgeva in zona assai
paludosa e malarica, ma, in seguito, con la costruzione della grande
fossa, l'acqua dal terreno flui in essa e la terra, prosciugata,
iniziò ad essere lavorata e a dare i suoi frutti.
Estesi pascoli diedero la possibilità
di grandi allevamenti di cavalli, buoi, mucche, maiali e di molti
animali da cortile. Si iniziò a seminare granoturco e frumento. a
coltivare patate e verdure di ogni genere.
In autunno il granoturco veniva
raccolto e affinché maturasse bene, veniva legato in mazzi, di
quattro o cinque pannocchie, che erano poi appesi sotto il tetto
dell'arieggiata soffitta. Il granoturco, sgranato e macinato, era
l'alimento base della popolazione di allora: la polenta.
In luglio si mieteva il frumento ed il
lavoro era fatto tutto manualmente con rudimentali falci e quindi
legato in grossi fasci (covoni), che venivano accatastati in biche
(crocette) con le spighe rivolte al centro, affinché il grano
terminasse di maturare senza bagnarsi in caso di pioggia.
Le spighe venivano poi fatte passare
per lo sgranatoio per ricavarne il grano puro, che il mulino macinava
riducendolo in farina, per l'allora prezioso pane, che, per la
scarsità. si mangiava solamente nelle feste principali dell'anno.
Per il Conte e la sua famiglia, i
dipendenti, per far cosa gradita, coltivavano gli asparagi.
Anche la produzione delle patate non fu
trascurata, anzi era molto importante economicamente per la
quotidiana alimentazione.
In settembre tutti i bambini del luogo
e delle vicinanze aiutavano volentieri i contadini nella raccolta dei
tuberi e 50 centesimi era il loro compenso giornaliero.
II maso era tutto circondato da
cespugli di more bianche e nere, che erano la gioia dei bambini.
Peschi, albicocchi e ciliegi
cominciarono ad apparire qua e là e davano i loro gustosi frutti.
Con l'aumento della produzione i frutti
vennero in seguito portati al magazzino. Più avanti nel tempo, fiorì
la viticoltura. Lunghe pergole di Fraga, Ruldnder, Riesling (uva
bianca) e Weißvernatsch apparirono presso il maso.
Le viti di Fraga erano le più
resistenti a1 freddo, ma le altre, tutte più delicate, dovevano
essere piegate e sotterrate d'inverno ed in primavera rimesse in
posizione normale.
La domenica la famiglia del Conte
andava in chiesa su di un calesse trainato dai cavalli.
Anche per il battesimo, per portare un
ammalato all'ospedale o per far venire la levatrice per un parto
veniva usato il calesse.
Il Conte ai suoi operai aveva ceduto,
in prestito, un pezzo di terreno per la loro famiglia.
In tale terreno potevano seminare,
raccogliere ed anche vendere i prodotti come volevano.
I dipendenti lavoravano di giorno per
il Conte e la sera sulla terra prestata. Tale sistema era un aiuto
per le famiglie, ma non rendeva tanto da diventare ricchi.
I1 salario per il lavoro prestato, non
consisteva in denaro, ma in viveri. Su nove file di granoturco tre
file andavano all'operaio.
Ogni famiglia riceveva anche un po' di
latte ed un po' di vino.
L'enorme soffitta del maso, in estate,
era occupata da un grande allevamento di bachi da seta. Per sostenere
tale attività, nella proprietà, lunghi filari di gelsi apparivano
ovunque.
Era un lavoro faticoso che impegnava
tante persone per la quotidiana raccolta di foglie di gelso, per
tenere pulite le lettiere dei bachi (graticci di arelle) e rinnovare
ogni giorno le foglie di gelso, di cui tali insetti si nutrono.
Quando nascevano, i bachi occupavano
poco posto. Erano piccoli e neri come formiche e le foglie dovevano
essere sminuzzate e man mano che crescevano ne consumavano sempre di
più ed alla fine si davano a loro foglie intere.
A tal punto i bachi erano diventati
grossi, lunghi, bianchi ed occupavano sia la soffitta che i1 piano
sottostante su numerosi ripiani di arelle.
Quando tali insetti non mangiavano più,
su ogni lettiera si mettevano sparpagliate dalle fascine di
ramoscelli secchi. Su detti ramoscelli i bachi si imboscavano
incominciando a emettere la bava di seta ed a chiudersi dentro,
ognuno nel proprio prezioso bozzolo.
Anche la raccolta dei bozzoli era un
lavoro non indifferente, ma era fatto con entusiasmo. poiché si
pensava al guadagno, che, spesse volte, poi, non soddisfava.
Davanti al maso, esisteva una cappella,
dove, ogni domenica, un sacerdote celebrava la santa Messa per i
lavoratori impegnati nell'allevamento dei bachi.
La vita era difficile e pesante per la
gente comune, che però era contenta e soddisfatta.
Nei campi si lavorava dalle 6 alle 11 e
dalle 13 alle 18.
Prima di Natale, nel mese d'Avvento, le
donne preparavano, di notte, i regali per i piccoli e per i grandi
fino alle 2 o alle 3 di mattina. Si radunavano attorno al tavolo
della cucina per lavorare con i ferri od all'uncinetto.
La luce era scarsa e bisognava
accontentarsi di una candela, di una lampada a petrolio o del lume
dell'acetilene.
Solamente nel 1947 giunse anche al maso
Leibele la luce elettrica e tante cose cambiarono in meglio.
Si stirava con nel ferro le braci tolte
dal fuoco. Il ferro era molto pesante e la cenere, che tante volte
usciva, dai fori laterali, poteva rovinare il lavoro.
In primavera, estate ed autunno i
bambini dovevano aiutare molto: tenere la 1a verdura pulita dalle
erbacce, raccogliere -patate, raccogliere foglie di gelso, ecc.
La principessa di Campofranco era
imparentata con la dinastia di Casa Savoia.
Dopo la sua morte è stata imbalsamata
e giace in una piccola cappella del Cimitero Militare di Bolzano.
Tomba della principessa di Campofranco, nata contessa Waidek |
La
chiesa del Cimitero ha le tegole del campanile e della tettoia, sopra
l'ingresso, variopinte e ricordano un dono fatto dalla principessa.
Negli anni attorno il 1950 si giunse
alla frutticoltura anche presso il maso Leibele. Oggi il maso è
assai abbandonato. C'è un'abitazione e una stalla è stata
trasformata in falegnameria.
U n grosso alto pino ricorda ancora i
tempi della presenza dei Conti al maso.
Tale pino l'aveva piantato il Conte ed
ora è veramente da ammirare e specialmente la sua base, inserita nel
terreno al1'angolo di un fossato, in modo tanto strano, che sembra
impossibile abbia
potuto, per tanti anni, sfidare la
violenza dei venti non sempre clementi.
Del maso Leibele o Mangen si hanno
notizie dal 1552 con Hanns Hueber, rappresentante della chiesa di
Laives e proprietario del maso.
Nel 1599 la proprietà passa ad Hanns
Oxenfuss di Laives e nel 1638 ereditano figli. Nel 1638, dopo i figli
dell'Oxenfuss, segue Thobias Achtmarkht.
Nel 1690 succede nella proprietà Simon
Glaz, macellaio di Bolzano, con la moglie Cristine Achtmarkht,
amministratrice del maso.
Nel 1719 diviene proprietario del maso
Mangen, nella palude, Mathias Mavr.
Nel 1777 il Magen, che era di Maria
Catherina Urhmacher in Weisshauser, passa a Maria Fulterer, vedova di
Georg Egger, proprietario del maso, che consisteva in una abitazione,
un fienile, 15 ha di pascolo e terreno paludoso, coltivato a
granoturco e vigneto, ma in cattive condizioni.
Nel 1773 al maso gli erano attribuiti,
in comunione con i masi Hirschen, Kolber e Thaller, 6 ha di terreno
nella palude.
Nel 1828 proprietario del Leibele o
Mangen è Anton Maccabelli ed in seguito nel 1892 la contessa di
Campofranco, Maria Raineria, nata contessa Waideck e nel 1949 il
conte Kuenburg Eberhardt, figlio di Siegfried Kuenburg.
Il maso oggi è abitato dalla famiglia
Marchelli.
5 - Maso Lewald
Famiglia Carli Helga in Kofler - Via
Thaler 27
MASO LEWALD
Notizie storiche, mnemonicbe e
leggendarie:
Il maso Lewald si trova in Via Tbaler,
27 e viene nominato nel 1417 con Johannes Lebol. Gli succede Simon
Lebol, che muore nel 1535 e il Lewald passa al fratello Steffan.
Nel 1541 succede Lukas Lebol, il quale,
morendo lascia l'eredità al figlio maggiore Niclas. Nel 1638 segue
Jacop Mesner invece della moglie Christina Koflerin e quindi nel 1653
Hanns ed Adam Oth, padre e figlio e nel 1697 Johann Mayr, oste al
Schlissl.
Nel 1777 Franz Anton Gartner, cittadino
di Bolzano, è il proprietario del Lewald. La proprietà consiste in
una abitazione. un fienile, 8 ettari di pascolo, vigneto e campagna,
e paga le tasse, cioè 20 corone a Christoph Ulrich von Ingram ed
alla chiesa per un ettaro di campagna, per un vigneto ed un pascolo.
Nel 1828 proprietario è Hanns Florioli
del Maso Lewald ed anche del Schlissl. Più tardi il maso restaurato
diventa di Johann ed Anna Peer (anni 70).
Oggi di Carli Helga in Kofler.
6 - Maso Manna in der AU
Famiglia Kössler
Georg – Via San Giacomo 153
In
relazione, a suo tempo, con il convento su alla chiesetta, Jakob in
der Au.
Dietro
al Würstlhof
sulla strada principale e ristorante
Proprietari:
1978 KÖSSLER
GEORG
1975 KÖSSLER
WILLY
1958 KÖSSLER
ROSA MARIA
KÖSSLER
JOSEF
KÖSSLER
FRANZ
1956 KÖSSLER
KARL
KÖSSLER
WILHELM
KÖSSLER
JOHANN
1954 KÖSSLER
KARL
KÖSSLER
WILHELM
KÖSSLER
JOHANN
KÖSSLER
OLGA
KÖSSLER
FRIEDA
KÖSSLER
RUDOLF
KÖSSLER
JOSEF
1932 MARIA
OBERHOFER
WILMA
WÜRSTL
geb. Tomasi
1908 WÜRSTL
JOHANN
1880 WÜRSTL
JOHANN
WÜRSTL
MARIA
MASO
MANNA in der Au
Notizie
storiche, mnemoniche e leggendarie:
Il
maso Manna in der Au si trova a San Giacomo, frazione del comune di
Laives e precisamente in via San Giacomo, 153.
Le
più antiche notizie di questo maso sono del 1399 riguardanti le
tasse pagate da alcuni proprietari.
Nel
1540 risulta proprietario del fondo l'ospedale Santo Spirito di
Bolzano e viene fatto i1 nome di Ulrich Koler e nel 1559 quello di
Jheronimus Pfösl.
Nel
1561 sono state versate da Veit Sagmeister, della dogana di Bolzano,
5 fiorini, come anticipo per l'acquisto del maso Manna, stimato 300
fiorini, alla vedova di Nichlas Lenz.
La
proprietà Manna confina a nord ed a sud con la palude ed ad est con
il monte verso Seit.
Nel
1575 il maso è di Bartlmè Lebolt acquistato da Sagmeister.
Nel
1582 passa in eredità a Claus Lebolt, figlio di Bartlmè.
Nel
1672 il bene passa da Augustin Koler ad Adam Ranigler Koler, che per
l'acquisto si era indebitato.
Nel
1717 proprietario del maso Manna è Josef Maurer von Cronegg,
consigliere del reggimento di Oberösterreich.
Nel
1777 segue Christian Koll nella proprietà, che consiste in un
abitazione, un fienile ed un pascolo di tre ettari e mezzo, e che
confina con la statale, con la proprietà del maso Lewald e con la
proprietà della città.
Nel
1828 proprietario del Manna è Dominicus Gasperini e nel 1880 il
podere viene acquistato da Würstel
Giovanni e Maria.
Nel
1931 seguono Maria Oberhofner e Wilma Würstl,
nata Tomasi e dal 1932 a tutt'oggi il maso Manna nella palude è
della famiglia Kössler,
attualmente di Georg Kössler.
7 -
Maso Müller
Famiglia
Lunger Alois – Via dei Masi 16
Proprietari:
1981 LUNGER
LUIGI
1977 LUNGER
GIUSEPPE
1963 Barone
von BUOL BERENBERG IGNAZIO
1939 BIEGELEBEN
Baronessa
MARGHERITA in Buol
1933 BIEGELEBEN
Baronessa MARGHERITA in Buol
BIEGELEBEN
ANNUNZIATA Baronessa fu Paolo
1912 Barone
PAOLO von BIEGELEBEN
1873 Barone
PAOLO von BIEGELEBEN
RÜDIGER
von BIEGELEBEN
Maso
MÜLLER
Notizie
storiche, mnemoniche e leggendarie:
Il
maso Müller
si trova nel territorio della frazione di San Giacomo, invia Masi,
16.
Di
detto maso si hanno notizie dal 1506 con Paul von Liechtenstein, che
ha ricevuto dal consiglio della città di Bolzano e dal comune di
Laives, il diritto di poter coltivare ed usufruire dei terreni della
valle, terreni situati vicino ai fossati di sua proprietà: campagna,
tanta, quanta è necessaria per seminare 600 kg di grano e 3 ettari
di prati per fieno.
Nel
1556 proprietario del fondo è Hans Perchtoldt ed in seguito il
Müller
viene chiamato anche Perchtoldt.
Nel
1559 la proprietà è di Simon Prenner, ottenuta dal cognato Hans
Schwab.
Al
maso Müller
non c'era l'acqua, ma si poteva servire presso il maso Thaler al
pozzo di quest'ultimo e per la cottura del pane poteva pure servirsi
allo stesso maso.
Nel
1596 nella proprietà successe Me1chior Khalltenhauser, oste al
Pfaben di Bolzano. Nel 1726 proprietario del maso Müller
o Perktold nella valle è il Dottor Velz.
Nel
1777 succede Thomas Pichler. La proprietà consisteva allora in una
abitazione, un fienile, un ettaro e mezzo di prato, campagna e
vigneto, 37 ettari di pascolo, campagna e terreno paludoso.
Le
tasse andavano alla signora Maria Josefa von Volchenstein, vedova e
contessa Seiboldstorf e consistevano in 6 corone all'anno, 200 1 di
vino e 50 kg di segala.
Nel
1828 proprietario del maso Müller
era Hieronymus Rossi e nel 1873 Paul e Ludwig.
Durante
il fascismo il maso prese il nome di "Weisshaus (casa bianca), perché
i1 comune di Laives 1'aveva fatta colorire di bianco in occasione del
passaggio di Mussolini per ferrovia, vicina al maso.
Al
Müller
la vita è sempre stata molto dura. Si doveva fare tutto manualmente:
nella stalla, nel prato, in campagna, nel vigneto e nella casa,
ancora senza elettrodomestici. Il frumento lo si macinava al mulino,
ma il pane si faceva in casa, e veniva mantenuto sano in un ambiente
arieggiato.
Nel
sottotetto, in un'area dimetri 8 per 12, in primavera, si allevavano
i bachi da seta ed i bozzoli venivano venduti alla filanda.
Negli
anni trenta quasi in tutti i masi, per dare alla famiglia un po' di
risorse finanziarie, si allevava il Baco da seta.
Questo
succedeva quando i gelsi incominciavano a germogliare e fornire il
cibo ai filugelli. Ogni maso, a quel tempo aveva il dovere di
inserire nella piantagione anche tanti gelsi secondo l'area del
terreno coltivabile sia per allevamento proprio che per vendere il
fogliame a chi ne aveva necessità. Se tutto andava bene, la
produzione dei bozzoli dava un sensibile guadagno.
Per
un guadagno sicuro e subito a portata di mano si coltivavano le
verdure, che pulite e ordinate, venivano portate in vendita in via
Vintola a Bolzano.
Nel
1882 c'è stata una grande alluvione e anche il maso Müller
ha subito gravi danni: tutto è stato distrutto con grandi perdite
per la produzione. Il fiume, ritirandosi aveva lasciato al suolo un
enorme strato di sabbia, rendendo la terra improduttiva.
Molti
masi si diedero da fare per rivoltare la terra, per riportare in
superficie la fertile e per affondare lo strato sabbioso
improduttivo, ma tale lavoro costava troppo ed al Müller
tutto il terreno rimase come il fiume l'aveva lasciato. Ugualmente si
continuò a coltivarlo con scarso rendimento ed ora, dopo tanto
tempo, presenta frutteti come negli altri terreni confinanti che, a suo tempo, hanno goduto della costosa
bonifica.
Nel 1873 proprietari del maso in parti
uguali sono stati Paul Rüdiger,
baroni von Biegeleben.
Nel 1912 il barone Paul von Biegeleben,
nel 1933 sua figlia Annunziata, baronessa, nel 1939 Margareth von
Biegeleben in Buol, nel 1963 il barone Ignaz von Buol Berenberg.
Nel 1977 Lunger Josef comprò il maso e
nel 1981 ereditò tutto Alois Lunger, figlio di Josef.
8 Maso Oberer Thaler
di Rizzoli Erich – Via Masi 13
MASO THALER o PREGL HOF
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Del maso Thaler si hanno notizie dal
1385 con Hainrich, il Pregler.
Nel 1543 Hans Schwab, del maso
Oberhütter di Gries,
sostenne di essere stato proprietario del Pregl da 25 anni, cioè dal
1518.
Nel 1553 Kontz Brauneyal, prevosto
della chiesa, abitò al Schwaben nella valle.
Nel 1559 Hans Schwab vendette il podere
al cognato Symon Prenner, prima affittuario.
Nel 1580 risultò proprietario Hans
Taller, che morì nel 1583 lasciando il maso in pessime condizioni
finanziarie, e la moglie Anna Tallerin vendette il Pregl a Georg von
Artz (1592).
Successero quindi altri proprietari e
nel 1672 Thoman Perckhmiller ed in seguito i fratelli Josef Anton
Giovanelli e Christoph Bernhardt Giovanelli di Gersburg, che, nel
1702 vendettero al convento Steingaden il diritto di proprietà del
maso Pregl o Taller, che confinava col maso Killer del Dr. Josef
Welsen, col maso Manngen di Simon Glazen, col maso Tempperer del
conte Khigl e con un boschetto di pini appartenente al consiglio di
Bolzano.
Nel 1777 il Pregl, appartenente al
convento dei Domenicani di Bolzano, possedeva un'abitazione, 7 ettari
di campagna con prati ed un pascolo "Raut" di 2 ettari, un
prato di quattro ettari "Greti", parecchio terreno paludoso
in comproprietà con i masi Weisshaus ed Aspmair ed altro terreno
adibito a pascolo, che precedentemente apparteneva in comproprietà
ai masi Hirschen, Thaler, Veigele o Kölbl
e del Mangen.
Nel 1828 il maso chiamato Pregler o
Thaler risultò proprietà della chiesa.
Nel 1900 i fratelli Johann e Valentin
Rizzoli, provenienti da Verla, acquistarono il maso Thaler. In
seguito il figlio Josef (Beppino) ereditò e si sposò con Abram
Marta nel 1937. Ebbero 5 figli, quattro vivono ancora: Renzo, Irma,
Elda ed Alfred.
Nel 1966 papà Beppino morì e Renzo ed
Alfredo ereditarono il maso e vendettero la loro parte al cugino
Erich Rizzoli, che la ristrutturò ed ora ci vive con la moglie Kraft
Martha ed i suoi figli.
Renzo, accanto al maso, verso est, nel
1967 si costruì una nuova casa ed anche Alfredo si è costruito una
grande abitazione verso sud a circa 300 metri di distanza.
Nel 1937, quando Beppino e Martha si
sposarono, la vita era molto diversa da oggi e diversi erano i
sistemi di coltivazione dei terreni. C'erano poche pergole, giusto
per spigolare un po' d'uva ed in campagna si coltivava granoturco,
segala, frumento, patate e verdura: tutto ciò che serviva per il
fabbisogno familiare.
La stalla ed il fienile si trovavano di
fronte all'abitazione, oltre la strada, che ci passava in mezzo.
Nella stalla c'era un cavallo, una
mucca, un maiale e fuori all'aperto si allevavano animali da cortile.
Non esisteva una cantina profonda, in quanto dal sottosuolo affiorava
l'acqua. Le botti col vino stavano sotto i volti e così pure i
barili con i crauti, e durante i mesi invernali nello stesso luogo
venivano conservate le patate, carote, cavoli, verze, ecc.
In cortile, in un grande paiolo Marthe
preparava la conserva di pomodoro e la sigillava in tanti vasetti. La
polenta era il cibo principale: al mattino si mangiava col latte e
caffè, a pranzo con lucaniche o formaggio e alla sera c'era il
"Roast", fatto di polenta e patate.
Qualche volta arrivavano in tavola i
canederli e per cambiare "la mosa" o lípatò (mosa con
fagioli cotti, burro ed il tutto cosparso di formaggio). Per contorno
c'era sempre verdura cruda e cotta.
In fianco alla casa, verso sud, c'era
un grande orto.
In cucina si trovava una grande cucina
economica in ferro, un lungo tavolo con panca in legno aderente al
muro e dall'altra parte delle sedie. Il pavimento era di legno, fatto
di assi, che si puliva ogni settimana, in ginocchio, con una
spazzola, acqua e sapone.
Oltre la cucina c'era la stanza dei
genitori e più oltre la stanzetta di Pio, i1 nonno.
Al piano rialzato si trovava la stanza
per i ragazzini.
Nel sottotetto veniva appeso il
granoturco, in pannocchie, per mantenerlo asciutto e sano ed in un
ripostiglio dormiva spesso un servo, che lavorava stagionalmente
presso il maso.
Negli anni 50 nella campagna tutto
cambiò ed anche presso il maso Thaler comparve la frutticoltura
(meli e peri). Per tale coltivazione si resero indispensabili gli
antiparassitari. L'erba, indispensabile alimento per gli animali, non
si poté più utilizzare. sicché dalla stalla scomparvero cavalli e
mucche.
Per il lavoro agricolo il cavallo fu
sostituito dal trattore.
Ora tutta la campagna, in primavera,
sembra un giardino ed in autunno offre ottima frutta di qualità.
Il maso confina con le proprietà dei
fratelli Furlani e di Faustini Mario.
9 - Maso Putz
Famiglia Schweigkofler Anna Margherita
in Mottironi
Proprietari:
1971 SCHWEIGKOFLER MARGHERITA
SCHWEIGKOFLER ANNA
1956 SCHWEIGKOFLER GIOVANNI
1939 MAYR PAOLO
1918 SAMASSA PAOLO
1911 DECIMA PETER
DECIMA CLARA nata Schrott
1903 CARLI VIGILIO
CARLI MARIA
Case del maso Putz vecchia e nuova |
Maso Putz
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Il maso Putz si trova nel territorio di
San Giacomo, frazione del comune di Laives, in via Thaller 24, strada
che si inerpica oltre la chiesetta che spicca sopra il maso Lewald
della va11e, alla base della salita.
Il Putz apparteneva al maso Schluntner
ed il signor Franz von Gummer ne era proprietario e così anche del
Putz, che al Schluntner era conglobato.
Nel 1777 proprietario del Putz o
Schluntner di San Giacomo risulta Anton Melchior Edler von Menz.
Il bene del Putz nel 1777 consiste in
un'abitazione, un fienile, un vigneto di 1 1/2 ha ed un bosco di
circa 2 ha, confinante con il monte Schluntner.
Nel 1828 proprietario del Putz è A1ois
Plank e nel 1903 il maso viene acquistato da Car1i Vigil e Maria,
nata Tapfer.
Nel 1991 succede Decima Peter e la
moglie Clara, nata Schrott, e nel 1918 Samassa Facio e nel 1939 Mavr
Paolo.
Nel 1906 Schweigkofler Giovanni risulta
proprietario del Putz e nel 1971 Schweigkofler Margherita e
Schweigkofler Anna, sposata Mottironi.
Attualmente e da circa 20 anni al maso
non si esercita più l'agriturismo. Si trova alla fine di via Thaller
a circa 400 metri di altitudine ed accanto, verso nord, è stato
costruito un altro edificio e più a nord ancora, inoltrandosi a
piedi per la campagna coltivata a frutteto e vigneto, un'altra nuova
casa fa mostra di se e domina l'ampia valle ed un interessante
panorama: l'aeroporto con arrivi e partenze, anche di personale
viaggiante e la città di Bolzano.
Ad est, a circa 600 m di altitudine,
proprio sopra il Putz, il maso Stallerhof, sulle pendici del monte,
scruta il sottostante paesaggio ancor più ampiamente con tutte le
montagne che lo circondano.
I signori Mottironi hanno due figli.
10 - Maso Renner
Famiglia Gazzini Piergiorgio
Via Maso Renner 3
Proprietari:
1982 GAZZINI PIERGIORGIO
1972 WIDMANN FRANCESCO
1955 THUN-HOHENSTEIN Conte SIGISMONDO
1928 THUN-HOHENSTEIN Conte ERNEST
1890 THUN-HOHENSTEIN Conte GUIDO
MASO RENNER
Notizie storicbe, inuernonicbe e
leggendarie:
Nel 1300 il Renner e lo Steinmann
formavano un'unica proprietà terriera e nel 1528 erano di Martin
Kirchhammer.
In questo primo periodo vitale si parla
di come l'Ospedale ha riceVuto un vigneto in Sissant: Petermann von
Thurn ha richiesto il terreno al comune, presentandosi poi con i
nobili e gli ignobili e i giurati della città. Alla fine tutti,
compresi i fratelli Petermann e Chonradus, hanno deciso in favore
dell'Ospedale.
Da Novaponente scendeva e scende
tutt'ora un ruscello: Sissa. Il ruscello lambisce sulla sinistra
Montelargo e sulla destra Montestretto.
Nel 1557 i masi Steinmann e Renner
vengono scissi fra gli eredi di Martin Kirchhammer. Ziprian diviene
proprietario dello Steinmann e Quirinus proprietario del Renner e del
monte Schmal.
Nel 1575 Balthassar Nitter paga le
tasse per il maso Renner.
Nel 1572 gli credi di Jacob Gillmann
pagano pure per il Renner in Sissa.
Nel 1666 la stessa cosa per gli eredi
di Gillmann.
Nel 1695 succede nella proprietà Paul
Sannini e nel 1727 Gillmann e quindi il Conte von Thun.
Nel 1777 proprietario è il Conte
Johann von Thun della Val di Non.
A questa data il maso è composto da
una abitazione, una campagna. un fienile vicino ad un vigneto di
25are. un vigneto di 52are di uva pregiata. un pascolo di un ettaro e
mezzo, un terreno paludoso di 10 ettari - adiacente alla strada
statale - e un grande bosco che dal maso Weingarten va fino al monte
Schmal, fino alla roccia Rossa ed oltre fino alla chiesa di
Novaponente. - Parte della tassa va alla chiesa di Novaponente.
Nel 1828 proprietario del Renner è il
Conte Giuseppe von Thun -, 1890 il Conte Guido von Thun Hohenstein,
nel 1928 il Conte Ernesto Thun, nel 1955 il Conte Sigismondo Thun,
nel 1972 Widmann Francesco e nel 1982 Gazzini Piergiorgio.
AL “RENNER” CONTI THUN-RENNER
Revolti Carlo e la moglie Maria Stimpfl
raccontano: "Le proprietà dei Conti Thun erano molto vaste. In
Pineta possedevano il maso Renner e tutto il territorio, che dalla
Nazionale si spingeva fin su alla Roccia Rossa. Circondavano a nord,
ad est e da sud la località, cioè i possedimenti dei Conti
Toggenburg. Scendendo abbracciava, verso ovest, metà area occupata
dalla stazione di arrivo della teleferica della ditta "Porfidi
d'Italia" e quella attualmente occupata dal ristorante pizzeria
"La Torre".
Altri possedimenti i Conti Thun li
avevano a San Giacomo ed altrove. Tutti erano amministrati a Trento
in via Belenzani,che era pure tutta dei Conti.
In qualità di mezzadro entrai al maso
Renner nel 1982, dice il Signor Carlo, ed in seguito rimasi presso i1
maso come fattore fino al 1977.
Nel 1928 proprietario era il Conte
Guido Thun. Era cecoslovacco, imparentato con la Casa d'Austria, gran
proprietario in Boemia, ed abitava a Roma. Era scapolo, ed a quei
tempi dicevano, che il suo hobby fosse la caccia: in Africa alla
caccia dell'elefante, al polo nord alla caccia dell'orso bianco, ecc.
Nelle spedizioni si serviva di una
nave, tutta a sua disposizione.
Tutto ciò e le lunghe sue assenze
influivano negativamente sul maso e sul tenore di vita dei suoi
dipendenti.
Al Conte Guido, non avendo figli,
successe il cugino Ernesto Conte Thun, che ebbe cura del suo
predecessore e, a tarda età, fu costretto farlo assistere presso un
ricovero a Rovereto. Alla sua morte il Conte Guido fu sepolto a
Castelfondo in val di Non, dopo la veglia - da lui tanto desiderata -
di tutti i dipendenti del maso Renner appositamente recatisi sul
posto.
In seguito al Conte Ernesto successe il
figlio Conte Sigismondo Thun, che fu colonnello dell'esercito ed
abitò a Trento in via Negrelli. Sposato ad una Contessa, ebbe tre
figlie.
Nel 1968 il maso Renner passò in proprietà al sig. Widman Franz ed in
seguito all'attuale proprietario Piergiorgio Gazzini. Il Conte
Sigismondo è ora proprietario del castello di Castelfondo in prov.
di Trento, ove risiede, ma vive quasi sempre a Monaco o in Svizzera.
"I miei antenati, racconta Maria
Stimpfl, moglie di Carlo Revolti, anche loro mezzadri o fattori del
maso Renner, seguirono da vicino le vicende del luogo e dai loro
racconti ricordo:
Di un incendio, che devastò le stalle
e spaventò tutti gli abitanti del maso.
Di un nubifragio - 1948 - che,
scatenatosi in località La Costa, coinvolse nel disastro il maso,
distruggendo il mulino e gran parte della proprietà.
Di un'epidemia dì febbre spagnola, che
in una sola notte distrusse un'intera famiglia. I loro corpi furono
sepolti con un unico funerale a Laives.
Molto impresso mi è rimasto il
racconto di un serpente di enormi dimensioni che, in tempi assai
remoti, si sarebbe aggirato nei pressi del maso, spaventando tutti,
anche quelli, che non l'avevano mai visto e con gli occhi della
fantasia, gli facevano assumere sproporzionate dimensioni di drago.
Si racconta, che colui che l'uccise,
fosse stato festeggiato come un eroe, ma che una goccia di sangue
dell'animale gli fosse stata fatale, per cui perse la vita.
Tutti gli abitanti del maso, in paese,
venivano chiamati "I Renneri".
Il crocifisso, che ancor oggi sta sul
frontale del maso, in tempi assai lontani, dice la sig. Maria, si
trovava in una radura fra il verde boschivo, sul pendio della
montagna, ove aveva termine la Promenade, posto assai frequentato dai
Conti con amici ed ospiti. Durante la bella stagione trascorrevano il
loro tempo libero in svaghi vari all'aria libera, sul verde prato,
all'ombra ristoratrice di annosi alberi.
Da molti anni il crocifisso si trova al
maso, forse dal tempo del nubifragio. Ultimamente fu restaurato dal
sig. Galler, padre dell'ex Sindaco.
"Molti avrebbero posto uno sguardo
appetitoso su di Esso e con consistenti offerte", dice Revolti
Carlo, "e, mentre ero ancora al maso, come fattore, affinché
non sparisse in malo modo, lo feci assicurare al muro con un ferro
cementato, come si può ben vedere nella foto".
In quest'area dei masi Renner e Steinmann è uscita Pineta, frazione del Comune di Laives |
11- Maso Schenkwirtsgut
di Cristofolini Livio – Via San
Giacomo 138
Proprietari:
1974 CISTOFOLINI LIVIO
1968 CRISTOFOLINI GUIDO
CRISTOFOLINI LIVIO
CRISTOFOLINI IDA
CRISTOFOLINI BRUNO
CRISTOFOLINI UGO
1922 CRISTOFOLINI LIVIO
1919 BUDIN RAIMONDO
1894 BOTT ANTON
MASO SCHENKWIRTSGUT
Notizie stoiche, mnemoniche e
leggendarie:
Il maso Schenkwirtsgut o Hütthöfl
si trova in via San Giacomo 138, e. secondo le ricerche, le sue
origini emergono verso la metà del 1500 e nel 1577, a proposito,
vien fatto il nome di Bartlmè Lewald con il podere lavorato a
mezzadria.
Nel 1584 la proprietà passa in eredità
ai figli ancora minorenni i tutori vendono il maso a Gasmann e
Weingarten.
Si succedono quindi diversi
proprietari: nel 1602 Hanns Prenner, nel 1611 i figli di Hanns e nel
1619 Sebastian am Weeg.
Nel 1676 il maso passa in proprietà ad
Johann Paul Schenk, consigliere e scrivano a Bolzano, nel 1727 ad
Hanns Lampacher, oste all'Engel; nel 1727 a Georg Mumelter seguito
dal figlio Mathias e poi dal nipote Andrè. Nel 1777 proprietario del
Schenkwirtsgut, detto anche Hütthöfl,
è Simon Holzprugger. Il maso consiste, in tale data, in
un'abitazione, un fienile, una stalla, un orto ed un limitato
pascolo.
Nel 1828 la proprietà appartiene a
Vigil Bott, nel 1894 ad Anton Bott e nel 1919 a Raimondo Budin.
Nel 1922 Cristofolini Livio, reduce
dall'America, dove si era recato parecchi anni prima, per lavoro,
comperò il maso.
Nel 1968 ereditarono i figli: Guido,
Livio, Ida, Bruno ed Ugo, nati in America.
Nel 1974 lo Schenkwirtsgut passa
definitivamente a Cristofolini Livio con la moglie Elisabeth.
Cristofolini Guido risulta titolare di un altro maso in via Giovanni
Pascoli, 39.
Cristofolini Bruno abita pure in via
San Giacomo, 140 e Ugo al numero 142.
Da quando Cristofolini Livio, il nonno,
ritornò a San Giacomo con la famiglia, la località dello
Schenkwirtsgut è stata soprannominata, "America",
nome ormai penetrato e vissuto nella gente della frazione.
Si dice che il maso abbia subito,
all'inizio del 20°- secolo, un incendio e che sia stato
ristrutturato.
L'abitazione è ora occupata dalla
signora Elisabeth e dalla figlia Karla.
Elisabeth, moglie di Livio
Cristofolini. ha molti ricordi della vita nel luogo:
al pianterreno dell'abitazione, verso
la strada, l'osteria con tavolini all'aperto era molto frequentata ed
in seguito lei trattoria era posto di ritrovo e di ristoro, anche di
commercianti: "all' America"era facile ritrovarsi.
Al piano rialzato c'era la cucina, la
stube,una scala interna, che portava al piano superiore, alle camere
da letto ed in soffitta dove si stendevano i panni. Adiacente
all'abitazione c'era la stalla con quattro mucche la cavalla Fanni
col puledro, maiali e conigli... Nel cortile razzolavano galline,
pulcini, anatre ed oche e l'indimenticabile cane Leo custodiva
gelosamente l'ambiente.
Davanti al ristorante o presso il
capitello con la Madonna dall'altra parte della strada si fermava il
mezzo pubblico di servizio, la S.A.S.A. e i passeggeri venivano
avvisati di essere giunti "All'America" e così pure prima
del 1948 quando la zona era servita dal Tram.
Vecchio Maso Schenkwirtsgut 1940:
davanti qualche tavolino rallegrava l'ambiente. Al muro all'altezza
di un metro circa sono visibili gli anelli in ferro ai quali venivano
legati i cavalli.
12 - Maso Steinmann
Fam. Toggenburg Ulrich - Via
Castelroncolo 1 Bolzano
Maso che diede origine alla frazione di
Pineta 1926-1950 e 1952-1957
1992 TOGGENBURG Conte ULRICH fu
Francesco
1991 TOGGENBURG FRANCESCO fu Federico
1958 TOGGENBURG Conte PAOLO fu Federico
TOGGENBURG Conte FRANCESCO
TOGGENBURG Contessa GIUSEPPINA
TOGGENBURG Contessa LEOPOLDINE
TOGGENBURG Contessa MARIA in Kaspar
1917 TOGGENBURG Conte FEDERICO fu
Giorgio
TOGGENBURG Conte ENRICO
1870 TOGGENBURG Contessa MARIA vedova
Consolati
TOGGENBURG Conte FEDERICO fu Giorgio
di Giorgio
TOGGENBURG Conte ENRICO fu Giorgio
TOGGENBURG Contessa ANTONIA in de
Gorzt Ledochowscka
TOGGENBURG Contessa ADELAIDE
1820 TOGGENBURG Conte GIORGIO (dalla
moglie contessa ANNA SARANTHEIN)
MASO STEINMANN
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Il maso Steinmann, che sul frontale
portava la data 1598, si dice sia stato costruito molto tempo prima.
Fu ereditato dai Conti Toggenburg dalla
Contessa Anna Saranthein, moglie del Conte Georg von Toggenburg,
bisnonno del Conte Ulrik, abitante nell'antica residenza dei
Toggenburg in via Castelroncolo 1 a Bolzano.
Il maso all'esterno si presenta ancora
in buone condizioni, ma le strutture interne sono pericolanti, per
cui non è abitato.
Fra non molto sarà abbattuto per fare
posto all'indispensabile realizzazione di una rotonda per
regolarizzazione del traffico automobilistico e per la strada che
porterà alla galleria verso San Giacomo e Bolzano già in
costruzione (2003).
Dal maso Steinmann ha preso il nome la
località Steinmannwald, frazione del comune di Laives. Ma si dice
anche, che il maso abbia preso il nome Steinmann dalla roccia a forme
di uomo, che sta all'entrata della stretta valle, dalla quale scende
il rio Lesina e di conseguenza il nome della località Pineta -
Steinmannwald: bosco dell'uomo di pietra.
La sagoma dell'uomo di pietra ora non
risalta tanto, è meno visibile, in parte distrutta dal terremoto del
6.5.1976, che devastò il Friuli.
Steinmann: uomo di pietra |
MASO STEINMANN
Nel 1300 circa lo Steihmann ed il
Renner formavano un'unica proprietà terriera.
Nel 1528 erano di Martin Kirchhammer.
In questo primo periodo vitale si parla di come l'Ospedale ha
ricevuto un vigneto in Sissant: Petermann von Thurn ha richiesto il
terreno al comune presentandosi poi con i nobili e gli ignobili ed i
giurati della città. Alla fine tutti, compresi i fratelli Petermann
e Chonradus, hanno deciso in favore dell'ospedale.
Da Novaponente scendeva e scende
tuttora un ruscello: Sissa. Il ruscello lambisce sulla sinistra
Montelargo e sulla destra Montestretto.
Nel 1557 i masi Steinmann e Renner
vengono scissi fra gli eredi di Martin Kirchhammer: Ziprian diviene
proprietario dello Steinmann e Quirinus del Renner e del Monte
Schmal.
Nel 1567 il contadino, chiamato
Steinmann, aveva tagliato legna e costruito uno steccato vicino alla
strada principale senza chiedere il permesso del Consiglio, che gli
fece pagare 10 fiorini. - Lukas Römen
barone von Maretsch, era presidente della giunta consigliare. Nel
1660 è proprietario dello Steinmann Hanns Jacob Klainhans, prevosto
dal 1649.
Nel 1781, con la divisione dei terreni
comunali tra Bolzano e Laives, si stabiliscono i confini, che vanno
dai campi di riso dello Steinmann a nord ed oltre la strada
principale fino allo steccato del Weisshaus e fino al maso Mondschein
più in giù.
Nel 1777 proprietario dello Steinmann è
il Conte Johann Vigili von Thun.
Il bene consiste in una abitazione, un
fienile, un orticello, 9 are di terreno, 3 ettari di vigneto, esposto
al pericolo del Rio Sissa, che, durante le precipitazioni
atmosferiche, si ingrossa, diventa torrente allagando i terreni
circostanti. La proprietà confina con il Monte Schmal, con il maso
Pfösl, con la strada
provinciale e con la proprietà Renner. Dello Steinmann è anche un
terreno arido di 16 ettari e un terreno paludoso di 16 ettari - tra
la strada provinciale ed il terreno paludoso del Comune di Laives - e
con un pascolo della città di Bolzano.
Nel 1828 proprietario dello Steinmann è
il Conte Ferdinando von Thun e in seguito passò in proprietà dei
fratelli Toggenburg (1890).
I CONTI TOGGENBURG
Secondo un racconto del Conte Ulrik
Toggenburg, abitante a Bolzano in via Castelroncolo, 1, antica
residenza dei conti Toggenburg, il nobile casato ebbe origine in
Svizzera nel 1200 circa. I conti si dedicarono principalmente alla
politica, in conflitto tra la Svizzera e gli Asburgo.
Attraverso secoli di vita, si giunse al
conte Ulrik Toggenburg, il di cui bisnonno, Conte Georg, fu ministro
del commercio a Vienna, sotto l'imperatore Francesco Giuseppe e nel
1855 l'ultimo luogotenente delle province Venete.
Il conte Georg Toggenburg sposò, in un
primo tempo, Virginia Contessa Saranthein, la quale morì durante
un'epidemia di colera.
Il conte Georg si risposò quindi con
la sorella della prima moglie, cioè con Anna Contessa Saranthein, la
più ricca proprietaria terriera di Bolzano e gran parte della sua
proprietà passò, in seguito, ai conti Toggenburg e così anche
quella riguardante Pineta ed il maso Steinmann.
Tre furono gli eredi del conte
Toggenburg: Federico, Enrico ed Antonia, maritata al conte
Ledochowca. Anche il conte Federico si interessò di politica e nel
1916 in qualità di Luogotenente del "Tirolo Unico”, che
faceva parte del territorio austriaco e fu l'ultimo ministro
dell'Interno sotto l'ultimo imperatore austriaco, Carlo, fino al
1918. Ne1 1921-22, durante la monarchia, fu senatore a Roma. Durante
il periodo fascista regalò al comune di Laives il territorio di
Pineta (occupato ora dalle scuole elementari, dalla chiesa, dalla
scuola materna e dall'Ina Casa), per la colonia elioterapica
permanente, un'opera di beneficenza del conte, in favore dei bambini
di Laives. La suddetta area fu ceduta per il valore di una simbolica
lira per mq. Cioè per lire 12000 (tanti erano i mq).
In base al contratto la zona doveva
rimanere secondo lo scopo per il quale era stata donata nel 1939,
mentre il comune di Laives per esigenza edilizia di case popolari, fu
costretto ad usufruire diversamente e perciò il conte Paolo
Toggenburg, successore, zio del conte U1rik, in un primo tempo si
oppose.
Quasi tutta la zona boschiva, ora
Pineta-Steimannwald, apparteneva al maso Steinmann (maso chiuso fino
a1 1929 e dal 1954 in poi) ed il conte Federico, in funzione di
capofamiglia dei conti Toggenburg, per agevolare i richiedenti,
vendette ai privati alcune particelle della proprietà ed i
successori ne seguirono l'esempio. E perciò merito del conte
Federico, del fratello conte Enrico e della sorella contessa Antonia
e dei conti, che seguirono, se oggi da più di mezzo secolo dalla
comparsa della prima casa di Pineta, gli abitanti della frazione del
comune di Laives possono ammirare i1 loro paesello completo e goderne
tutte le comodità che offre.
Attualmente il maso Steinmann è di
proprietà degli eredi Toggenburg:Francesco, figlio del conte
Federico, ed Assunta, figlia del conte Paolo, fratello di Francesco.
Il conte Francesco ha due figli: Ulrick e Johannes. Il conte Ulrick,
che ha dato interessanti notizie del suo nobile casato, ha ora tre
giovani futuri eredi Toggenburg: Ebenhard, Anette e Desirè.
VITA AL MASO STEINMANN ED “I STOMERI”
Moser Giuseppe, abitante a Laives,in
via Innerhofer, 3, racconta:
"Il nonno Giovanni abitò con la
famiglia per molto tempo, in qualità dì manente, al maso Steinmann.
Ebbe nove figli: due femmine e sette maschi, che lavorarono tutti
presso il maso in attività agricole. A quel tempo le vicende del
maso erano sorvegliate dal conte Federico Toggenburg, che ne era il
proprietario assieme ai fratelli Enrico ed Antonia. Persona
signorile, austera, imponente, sul suo cavallo bianco, il conte
passava sovente ad ispezionare la sua proprietà, l'operato dei suoi
lavoranti. Al suo passaggio tutti lo riverivano inchinandosi ed
appoggiando
un ginocchio a terra si levavano il
cappello.
La numerosa famiglia Moser fu
lungamente in servizio al maso ed in paese i Moser del maso erano
conosciuti con il soprannome "i Stomeri": parola dialettale
derivata dal nome del maso. Ad un certo momento, per sistemare
finanziariamente la situazione con i suoi dipendenti, in cambio del
lavoro prestato, il conte Federico offrì la possibilità di
scegliere fra un pezzo di terreno ed una ricompensa in denaro.
Lo zio Francesco e mio padre Carlo",
dice il signor Giuseppe, "nel 1930 accettarono il terreno per
costruirvi la loro casa, per una futura sistemazione familiare.
Moser Giuseppe |
13 - Maso Weisshaus
di Sacchin Loredana – via Vurza 14
Proprietari:
oggi SACCHIN LOREDANA
1996 RIGHETTI L.
RIGHETTI SACCHIN LOREDANA
PARAVANI NELLA
1914 TARGHER JOSEF
OSELE FORTUNAT
RELLA LUDWIG
RELIA JOSEF
COMPER ANDREA
KRAMER IDA
EBNER ANTON
EBNER JOSEF
1912 DEFRANCESCHI FRANZ
1908 EBNER ALOIS
GERBER ALFONSO
PFEIFER ALOIS
PFEIFER FRANZ
MASO WEISSHAUS
Notizie storiche, mnemoniche e
leggendarie:
Il maso ebbe origine nel 1506 per opera
di Paul von Liechtenstein.
I Conti von Liechtenstein nel 1542
erano curati della chiesa di Laives, proprietari della palude,
amministratori della valle ed i masi Pfleg e Weisshaus erano pure di
loro proprietà.
Il Weisshaus fu lungamente gestito da
diversi mezzadri, che dovevano corrispondere metà dei profitti ai
Conti, padroni del fondo.
In tale attività risulta si siano
succeduti: Hans Thaler nel 1595, Hans Dachaurer nel 1611, Job
Perktolt nel 1642, Anton Perktolt nel 1655, Franz Schrenk nel 1680,
Simon Unterweger nel 1709, Josef Höllrigl
nel 1730.
Nel 1758 il Weisshaus diventò
proprietà dell'Abbazia di Augsburg.
Nel 1777 il maso appartenne al
Reichsgotteshaus di Sankt Ulrich in Augsburg e consisteva in
un'abitazione con stalla e fienile, in un vasto pascolo in terreno
umido e paludoso detto "Hartenhaller" ed in più i terreni
paludosi di circa 5 ettari del Miller e del Pfleg.
Alla suddetta data facevano parte della
proprietà anche le fosse della valle: la fossa del Weisshaus, quella
che scorreva vicino al pascolo del maso Renner e che sboccava nella
fossa grande "Landgraben", la Brunn, che passava vicino al
maso Kaltenkeller (caneve) e che andava pure alla fossa grande, il
Wälschvürtgraben,
che iniziava presso il Gutleben, la fossa che aveva inizio nella
proprietà del maso Hilber e la fossa Vallarsa, che raggiungevano
pure, come tutte le altre, la fossa maestra "Landgraben".
In tutte quelle fosse si pescavano trote ed altri pesci, serpi,
granchi e rane.
I pescatori pagavano più di trenta
fiorini all'anno al proprietario. Tutti i fossati dovevano, ogni
anno, essere ripuliti e perciò venivano chiesti ai vicini, che ne
usufruivano, grossi contributi per sostenere le spese, ma per la
fossa del Weisshaus, lunga più di due chilometri, al buon
mantenimento doveva provvedere solamente il proprietario del maso.
Nei primissimi anni del 1800 il maso
appartenne al Demanio ed in seguito ad Johann von Reich e quindi alla
nipote di costui, Theresia von Arzoni.
Nel 1878 divenne proprietario Siegmund
Kurzel e nel 1908 Cäsar
Kurzel, che nel 1912 cedette il tutto a:
Alois Ebner un quarto
Alfred Gerber un quarto
Alois Pfeifer un quarto
Franz Pfeifer un quarto
Il 4 maggio del 1912 la proprietà
passò a Franz Defranceschi e nel 1913 andò all'asta e fu
aggiudicata ad 8 comproprietari:
Josef Ebner, Anton Ebner, Johann
Kramer, Anton Comper, Josef Rella, Ludwig Rella, Fortunat Osele und
Josef Targer.
Nel 1914 tutto il bene passò a Targer
Josef, il 15 marzo 1979 a Hö11er
Arnold e dal 5 aprile 1996, in parti uguali fu ceduta a L. Righetti
e C. S.A.S., a Paravani Nella e a Sacchin Loredana.
Il Weisshaus si trova in via Vurza, n.
14, frazione di San Giacomo, ora proprietà di Sacchin Loredana.
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Fonte : Masi chiusi del Comune di Laives, Emilia Spirandelli Pasquazzo - Roswitha Ebner Paone
Laives - Leifers (Bolzano - Bozen) 2005
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