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martedì 24 aprile 2012

Masi chiusi Comune di Laives





Masi chiusi di San Giacomo

1) Aspmair via Stazione 33, di Emanuelli Lino
2) Auele via Masi 2, di Comperini Isidor
3) Hilber vai San Giacomo 84, di Mair- Heinrich - abitante a Bolzano
4) Leibele via Masi 10, abitato da Marchelli Angelico
5) Lewald via Thaler 27, di Carli Alfredo e Riccardo
erede Carli Helga nata Kofler
6) Manna in der Au via San Giacomo 153, di Kössler Georg
7) Miiller via Masi 16, di Lunger Alois
8) Oberes Thalergut via Masi 13, di Rizzoli Alfred
9) Putz via Thaler 24, di Schweigkofler Margareth,
Mottironi Luigi ed Anna
10) Renner via Renner 3, di Gazzini Piergiorgio
11) Schenkwirtsgut via San Giacomo 138. Cristoforini Livio
12) Steinmann via Brennero 2, di Conte Toggenburg
13) Weisshaus via Wurza 15, di Riglietti Sacchin Loredana



Emilia Spirandelli Pasquazzo
Emilia Spirandelli Pasquazzo
Nata a Giacciano (RO) il 20.08.1921, si abilitò maestra presso (Istituto Magistrale "Cristina Roccati" di Rovigo. Svolse quindi mansioni d'impiegata presso lo zuccherificio di Badia Polesine, in provincia di Rovigo, alla Lancia di Bolzano ed alle Acciaierie di Bolzano.
L'11.8.1945 sposatasi con Franco Pasquazzo a Mattarello di Trento ebbe due figli: Fausta nel 1946 ed Ettore nel 1947. Il 28/02/1948 si trasferì con la famiglia ad Egna e, alle dipendenze della Direzione Didattica locale, iniziò ad insegnare nella scuola elementare di Termeno e quindi a Salorno. Nell'anno scolastico 1950/51 passò in una pluriclasse a Villabassa in val Pusteria, l'anno seguente a Le Cave di Fortezza ed in seguito in varie località della provincia.
Nel 1955 e precisamente il 7/01 trasferì da Laives a Pineta la classe che diede i natali alla scuola elementare della frazione, presso un locale dell'ex oleificio. Dal 1966 al 1978 insegnò lingua italiana nella scuola elementare in lingua tedesca di Montagna - Egna - Ora - Laives - Bronzolo - Termeno e Sella.
Ritornata nella scuola elementare in lingua italiana, nel 1982 andò in pensione.
L'1/11/1989, un anno dalla scomparsa del marito, pubblicò una raccolta di poesie, "Tragedia umana e spigolature" pro ammalati di tumore, malattia che la privò del marito di 66 anni, dell'unico fratello Giovanni di 47 anni, del nipote Massimo di 44 anni, della zia paterna Maria Spirandelli, insegnante, sua seconda madre, dalla morte della sua vera mamma Sanità Maria di soli 32 anni.
In seguito, per dare ancora uno scopo alla sua esistenza, per ingannare la sofferenza di sì preziose perdite, volse il suo sguardo alla frazione desiderosa di lasciare una traccia delle fondamentali vicende storiche che diedero origine al Paese e nel 1993 pubblicò il libro "Pineta e la sua storia ".
Ora, dopo più di 10 anni di studio particolareggiato delle località della città, presenta il nuovo lavoro “Masi chiusi del comune di Laives", bilingue. con la collaborazione di Roswita Ebner Paone ex insegnante elementare nella scuola di madrelingua tedesca, ora in pensione.


Rosswitha Ebner Paone













PREMESSA
Laives, nostro paese, con la storia dei Conti Lichtenstain, di Mainardo II. In contrasto con il principe, vescovo di Trento, con le minime, ma importanti, interessanti storie della gente comune, delle fattorie a conduzione familiare o masi chiusi, ci ha dato 1o spunto per ideare e realizzare questo nostro lavoro.
Ci siamo inoltrate nel passato, che in queste pagine è possibile rivivere, essere consapevoli dei sacrifici, del costante impegno degli avi per il miglioramento produttivo, culturale, di vita familiare e sociale locale.
È stata un'impresa non indifferente la ricerca di documentazioni, di notizie storiche, mnemoniche e leggendarie presso uffici competenti di qua e di là, di maso in maso a Laives, Montelargo, San Giacomo, a Seit, anche in luoghi per noi accessibili solo a piedi, come il maso Buchner, il Gschlössler, il Mausegger, il Mair, 1'Alpler ed il maso Staller da Castel Flavon.
Sempre concordi ad associare l'utile al dilettevole nelle nuove conoscenze ambientali, nelle indispensabili salite e discese nell'osservazione delle distensive, estese panoramiche della valle dell'Adige e delle montagne, che la circondano, ci siamo continuamente ricreate lo spirito: un lavoro da pensionate attive, desiderose di conoscere meglio, più a fondo il loro paese: la propria città.
Argomenti toccati: lo straripamento dell'Adige, allagamento - il rivoltamento del terreno per riportare un superficie la terra fertile i capricci del rio Vallarsa, allagamenti - la Reif - commercio del legname - le zattere - il porto sull'Adige a Bronzolo Le "Cornacchie di Monte"- i "Ranocchi di palude" - il Reifhäuslgut - viti sotterrate per proteggerlo dal gelo - la palude - la malaria (morte di Laives) - cultura di mele e pere - grandi piante fruttifere dei tempi passati - scala per la raccolta (32 scalini) - pericoli - incidenti e decessi - i slotteri - le cassette - prodotti della terra, prima - frutticoltura, dopo - viticoltura - incendio - Jörg Kuppermann - la Vallarsa - produzione di verdura, vendita - mercato in via Vintola e Bolzano - via imperiale di Laives - traffico commerciale movimento di trasporto - stalle - cambio cavalli - riposo e ristoro animali - carri, carrozze, calessi - maniscalchi - aggiustatori e costruttori di ruote alberghi - cunicolo: Casagrande, Pfleg, Peterköfele - bachicoltura, i bozzoli Filanda, Filandella - baco - gelso - cereali - mulini - pane tradizionale - il maso: vita laboriosa, autonoma, solitaria - la mulattiera - difficoltà, pericoli - la strada asfaltata - comodità trasporto - partecipazione vita sociale del paese - progressiva bonifica terreni - le fosse - i parassiti delle piante - danni - uso antiparassitari - pericoli - incidenti - decessi anche di animali odierni frutteti - piante basse a misura d'uomo - raccolta agevole - il trattore - i filari a spalliera, facile da trattare - Madonna di Laives nella cantina Casagrande - Madonna di Pietralba nella cantina del Tschuegg - la cava - il porfido - vita alla cava - Stefano Busetti racconta... - la teleferica, teleferiche - le castagne - agritur- mulattiera trasporto legname al piano - trasporto materiale vario - approvvigionamento per il monte - trasporto malati, ed altri argomenti, che si evidenziano nella lettura del testo.
Il libro non ha la pretesta di essere considerato un capolavoro, ma un impegno di fatica, per noi, anche allettante, non vana, per i dati positivi, che in esso si possono riscontrare.
Ligie al lavoro intrapreso, l'attenzione ci è sempre stata vigile, ma "errare Humanum est".
Ed ecco, ora, finalmente, la nostra laboriosa opera nasce alla vita, esposta al libero giudizio dei lettori, nella speranza possa interessare e giovare.
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1 - Maso Aspmair
della famiglia Emanuelli Lino- Via stazione, 33

Proprietari:

1989 EMANUELLI DARIO
         EMANUELLI TARCISO
         EMANUELLI LUIGI
1973 EMANUELLI LINO
1932 IN BASE AL REGIO DECRETO DEL9/2/28: OSPEDALE CIVILE E RICOVERO PER INABILI – BOLZANO
1819 PROPRIETA' FONDIARIA DELL'OSPEDALE DI BOLZANO


Maso ASPMAIR
(maso agli alberi)
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Già nel 1357 esistono notizie della proprietà con Michel Weinegg e nel 1426 con Leonhard della Curia. Nel 1596 successe Augustin Pargomaschg e nel 154 i padri Domenicani e Barbara Grumer in Lochmann ed in seguito gli eredi. Nel 1777 Johann Schlechtleitner tenne il possesso dell'Aspmair-Hof: abitazione, fienile, prato ed un terreno paludoso.
Il maso appartenne per molto tempo poi al Fondo Ospedaliero di Bolzano.
La famiglia Forti lo abitava e coltivava i terreni. Nell'anno 1952 il maso fu abitato dalla famiglia Emanuelli, che lo lavorò a mezzadria. Il maso possedeva 10 ettari di terreno coltivato per la maggior parte a vigneto. Non mancavano qua e là meli e peri: Shampagner. Gravensteiner, Golden, Kaiser e William. Si coltivavano anche patate, ortaggi, granoturco e un po' di frumento.
Il pane veniva fatto in casa e la polenta era il cibo fondamentale. I mezzadri cercavano di sfruttare il terreno anche con la coltivazione del tabacco. II terreno veniva arato e l'aratro era tirato dai buoi.
Il fieno veniva portato al fienile a spalle, usando i "slotteri" e, dove era possibile, veniva usato il carro. Al maso c'era una grande stalla con mucche, buoi, un cavallo e diversi maiali. C'erano galline, tacchini, anatre, oche, faraone, conigli, ecc.
Non mancavano i gatti ed il cane da guardia.
Fino a pochi anni fa era possibile vedere sul muro esterno il segno del livello dell'acqua dell'ultima, grande alluvione, nel 1882.
Davanti al maso si trova ancora il vecchio crocifisso. Presso tale crocifisso ed a tanti altri, di altri masi, i cortei funebri si fermavano per pregare per i defunti.
Nel 1973 la famiglia Emanuelli comprò il maso, cioè quando fu costruito il nuovo ospedale "San Maurizio" a Bolzano. Per la costruzione del nuovo ospedale furono venduti a privati molti fondi ospedalieri, sparsi qua e là, per ricuperare soldi per le enormi spese.
La proprietà Emanuelli è stata divisa fra i quattro fratelli.
Nel 1990 il maso venne ristrutturato ed ora è in possesso di Emanuelli Lino.




2 - Maso Äuele
Fam. Comperini Isidoro Via Masi  2

Proprietari:
1970 COMPERINI ISIDORO
1967 COMPERINI ISIDORO (figlio)
         COMPERINI CECILIA COMPERINI CRISTINA
1948 COMPERINI GIACOMO fu Isidoro
1930 a) COMPERINI GIULIA ved. Pedrotti
         b) COMPERINI ALFREDO
         c)COMPERINI GIUSEPPINA in Pfeifer
         d) COMPERINI GIACOMO fu Isidoro
         e) COMPERINI MARGHERITA fu Isidoro
         f) COMPERINI MARIA fu Isidoro
         g) COMPERINI FRIDA fu Isidoro
1923 COMPERINI ISIDORO (1921)
1914 COMPERINI LUIGI
         COMPERINI GIACINTO
         COMPERINI PETER
         COMPERINI ISIDOR
1891 COMPERINI ANDREAS


Maso Äuele
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Molto tempo fa, il maso non era altro che una piccola, semplice abitazione circondata da molti gelsi e cespugli vari.
Durante l'ultima grande alluvione del fiume Adige, dell'anno 1882, molti alberi sradicati si ammassarono vicino alla casa deviando le forti correnti dell'acqua che dilagavano nella valle.
Per miracolo la casa si salvò.
Si dice che da Silandro fino a Salorno tutte le campagne della Valle dell'Adige siano rimaste, per parecchio tempo e per più di un metro, sott'acqua.
Quell'anno l'alluvione fu un vero disastro economico in quanto la popolazione traeva il fabbisogno di vita dalla coltivazione della terra. In tempi normali gli abitanti lavoravano la terra per la coltivazione di patate, fagioli, granoturco, frumento, ecc. ed avevano molta cura per i gelsi per l'allevamento dei bachi da seta che delle foglie di gelso si nutrono e che erano fonte di proficuo guadagno per tutti quelli che si dedicavano alla produzione del prezioso materiale: la seta.
L'allevamento dei bachi era un lavoro di grande pazienza e che teneva impegnata tutta la famiglia per gran parte della bella stagione, dalla nascita dei bruchi alla raccolta dei bozzoli.
Più tardi la casa venne ingrandita e si allevavano molti animali: cavalli, buoi, mucche, maiali, galline, oche, anatre, tacchini, conigli, ecc. Col tempo, il terreno circostante la casa venne tutto dissodato e le viti tutt'intorno formavano delle grandi pergole di uve diverse: Riesling, Teroldig, Merlot, Schiava, Fraga. Vicino e sotto le pergole veniva coltivata molta verdura di vario genere: insalata, radicchio, fagioli, cetrioli, zucchine, sedano, spinaci, prezzemolo, cipolle, ecc. La verdura, a quei tempi, era di grande importanza per l'economia familiare, anzi da essa, tutte le famiglie o quasi tutte, traevano il guadagno base per il loro mantenimento. Detta coltivazione occupava gran parte della giornata di più persone, prima per produrre la verdura ed, in un secondo tempo, per smerciarla.
Al tempo della raccolta, fino a tarda notte la verdura la si doveva pulire, lavare, dividerla in cassette, e qualche tipo, legarla a mazzetti, metterla in ordine in ceste, pronta per essere esposta, su di un'improvvisata bancherella al mercato di Via Vintola a Bolzano.
Le cassette e le ceste, caricate su di un carretto erano pronte per essere la mattina seguente, di buon'ora, trainate al mercato, ove, si doveva giungere molto presto per occupare un buon posto.
Quando le rotaie del tram erano libere, le ruote del carro si facevano scorrere su di esse per alleggerire la fatica al cavallo. Per giungere sul ponte Loreto, la salita era faticosa ed i contadini si aiutavano: un carro veniva lasciato fermo al lato della strada ed il cavallo veniva condotto ad aiutare quello del carro precedente.
Superato l'ostacolo, il primo carro veniva lasciato al lato della strada e si ripeteva l'azione col secondo e cosi la salita al ponte veniva superata facilmente.
Il Maso Äuele, un tempo, era circondato da bellissimi fiori.
Dalie di vari colori e tante altre specie di fiori ornavano la cascina.
Nel 1950 questa meraviglia dovette cedere il posto ad un muretto, che serviva da recinto per gli animali da cortile.
Si passò poi dalla viticoltura alla frutticoltura.
Peri e meli presero posto nel podere: Kalterer, Gravensteiner, Wagner, Edelböhmer Weissrosmarin, William.
Erano piante che diventavano molto alte con vasta chioma, che portava per decenni molta frutta.
Nel 1957, sul lato nord della casa fu costruita una terrazza e, all'interno l'abitazione subì delle modifiche ed in essa trovò posto anche l'ormai indispensabile bagno.
Il Maso apparteneva ai tre fratelli Comperini ed oggi è proprietà di Isidoro (Comperini.).


3 -  Maso Hilber
Fam. Mayr Heinrich Via San Giacomo 84

Proprietari:
1964 Mayr Heinrich
1926 Mayr Luigi
1890 Thun-Hohenstein Conte Guido


Maso HILBER
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Hilber si trova in via San Giacomo, 84 ed appartiene a Mayr Heinrich in frazione di San Giacomo.
Nel 1540 il maso viene nominato con Alessandro Hilber, che paga alla Capella di San Giacomo una libbra.
Nel 1562 Hans Hueber è al Hilber, in qualità di mezzadro e nel 1588 proprietario del maso è Cristoff Rottenpuecher, ufficiale Trapp di Bolzano.
Nel 1643 nella proprietà succede il capitano Augustin Koller, prevosto della chiesa e nel 1697 Michael Ranigler, figlio di Adam Ranigler che l'ha preceduto.
Nel 1727 succede Georg Anton von Menz, che da mezzadro, in seguito diventa proprietario dell'Hilber, la di cui proprietà consiste in un'abitazione, un fienile, un'altra casetta, due ettari di pascolo e campagna, un piccolo vigneto vicino al "Wolfsgruben",fosso del lupo. All'Hilber appartengono altre proprietà come un terreno dissodato, un vigneto chiamato "Raut o Hilberlei”, montagna di due ettari ed un po' di monte.
Il Menz era anche mezzadro dei beni del signor Kienach.
In questo periodo Hilber, cioè i suoi possedimenti erano molto spartiti.
Dopo essere passati al figlio Georg von Menz la proprietà passò nel 1828 a Giuseppe Conte Thun e nel 1890 al Conte Guido Thun Hohenstein nel 1926 a Luis Mayr e nel 1964 ad Heinrich Mayr.


4 - Maso Leibele
del Conte Eberhard Kuenburg Via della Mostra 3
Abitato dalla famiglia Marchelli Angelico

Proprietari:
1986 Kuenburg Conte Eberhard
1949 Kuenburg Conte Eberhard di Sigfrido
1936 Kuenburg contessa
         Maria Raineria Renata nata Contessa Lucchesi-Palli
1892 Principessa Maria Raineria de Campofranco nata Contessa Waidek



Maso LEIBELE
Notizie storiche mnemoniche e leggendarie:

Dal maso Leibele si hanno notizie dal 1552, ma la sua origine appartiene ad un tempo assai più remoto. Oggi il proprietario è il Conte von Kuenburg.
Le terre della principessa di Campofranco e dal Conte von Kuenburg, suo marito, si estendevano dai masi Leibele e Campofranco fino al monte Calvario sopra Aslago ad Oltrisarco.
Il maso Leibele, assai grande (tre piani più soffitta) era immerso in una selva, ricca di acaci. pioppi, betulle e cespugli di vario genere. Sorgeva in zona assai paludosa e malarica, ma, in seguito, con la costruzione della grande fossa, l'acqua dal terreno flui in essa e la terra, prosciugata, iniziò ad essere lavorata e a dare i suoi frutti.
Estesi pascoli diedero la possibilità di grandi allevamenti di cavalli, buoi, mucche, maiali e di molti animali da cortile. Si iniziò a seminare granoturco e frumento. a coltivare patate e verdure di ogni genere.
In autunno il granoturco veniva raccolto e affinché maturasse bene, veniva legato in mazzi, di quattro o cinque pannocchie, che erano poi appesi sotto il tetto dell'arieggiata soffitta. Il granoturco, sgranato e macinato, era l'alimento base della popolazione di allora: la polenta.
In luglio si mieteva il frumento ed il lavoro era fatto tutto manualmente con rudimentali falci e quindi legato in grossi fasci (covoni), che venivano accatastati in biche (crocette) con le spighe rivolte al centro, affinché il grano terminasse di maturare senza bagnarsi in caso di pioggia.
Le spighe venivano poi fatte passare per lo sgranatoio per ricavarne il grano puro, che il mulino macinava riducendolo in farina, per l'allora prezioso pane, che, per la scarsità. si mangiava solamente nelle feste principali dell'anno.
Per il Conte e la sua famiglia, i dipendenti, per far cosa gradita, coltivavano gli asparagi.
Anche la produzione delle patate non fu trascurata, anzi era molto importante economicamente per la quotidiana alimentazione.
In settembre tutti i bambini del luogo e delle vicinanze aiutavano volentieri i contadini nella raccolta dei tuberi e 50 centesimi era il loro compenso giornaliero.
II maso era tutto circondato da cespugli di more bianche e nere, che erano la gioia dei bambini.
Peschi, albicocchi e ciliegi cominciarono ad apparire qua e là e davano i loro gustosi frutti.
Con l'aumento della produzione i frutti vennero in seguito portati al magazzino. Più avanti nel tempo, fiorì la viticoltura. Lunghe pergole di Fraga, Ruldnder, Riesling (uva bianca) e Weißvernatsch apparirono presso il maso.
Le viti di Fraga erano le più resistenti a1 freddo, ma le altre, tutte più delicate, dovevano essere piegate e sotterrate d'inverno ed in primavera rimesse in posizione normale.
La domenica la famiglia del Conte andava in chiesa su di un calesse trainato dai cavalli.
Anche per il battesimo, per portare un ammalato all'ospedale o per far venire la levatrice per un parto veniva usato il calesse.
Il Conte ai suoi operai aveva ceduto, in prestito, un pezzo di terreno per la loro famiglia.
In tale terreno potevano seminare, raccogliere ed anche vendere i prodotti come volevano.
I dipendenti lavoravano di giorno per il Conte e la sera sulla terra prestata. Tale sistema era un aiuto per le famiglie, ma non rendeva tanto da diventare ricchi.
I1 salario per il lavoro prestato, non consisteva in denaro, ma in viveri. Su nove file di granoturco tre file andavano all'operaio.
Ogni famiglia riceveva anche un po' di latte ed un po' di vino.
L'enorme soffitta del maso, in estate, era occupata da un grande allevamento di bachi da seta. Per sostenere tale attività, nella proprietà, lunghi filari di gelsi apparivano ovunque.
Era un lavoro faticoso che impegnava tante persone per la quotidiana raccolta di foglie di gelso, per tenere pulite le lettiere dei bachi (graticci di arelle) e rinnovare ogni giorno le foglie di gelso, di cui tali insetti si nutrono.
Quando nascevano, i bachi occupavano poco posto. Erano piccoli e neri come formiche e le foglie dovevano essere sminuzzate e man mano che crescevano ne consumavano sempre di più ed alla fine si davano a loro foglie intere.
A tal punto i bachi erano diventati grossi, lunghi, bianchi ed occupavano sia la soffitta che i1 piano sottostante su numerosi ripiani di arelle.
Quando tali insetti non mangiavano più, su ogni lettiera si mettevano sparpagliate dalle fascine di ramoscelli secchi. Su detti ramoscelli i bachi si imboscavano incominciando a emettere la bava di seta ed a chiudersi dentro, ognuno nel proprio prezioso bozzolo.
Anche la raccolta dei bozzoli era un lavoro non indifferente, ma era fatto con entusiasmo. poiché si pensava al guadagno, che, spesse volte, poi, non soddisfava.
Davanti al maso, esisteva una cappella, dove, ogni domenica, un sacerdote celebrava la santa Messa per i lavoratori impegnati nell'allevamento dei bachi.
La vita era difficile e pesante per la gente comune, che però era contenta e soddisfatta.
Nei campi si lavorava dalle 6 alle 11 e dalle 13 alle 18.
Prima di Natale, nel mese d'Avvento, le donne preparavano, di notte, i regali per i piccoli e per i grandi fino alle 2 o alle 3 di mattina. Si radunavano attorno al tavolo della cucina per lavorare con i ferri od all'uncinetto.
La luce era scarsa e bisognava accontentarsi di una candela, di una lampada a petrolio o del lume dell'acetilene.
Solamente nel 1947 giunse anche al maso Leibele la luce elettrica e tante cose cambiarono in meglio.
Si stirava con nel ferro le braci tolte dal fuoco. Il ferro era molto pesante e la cenere, che tante volte usciva, dai fori laterali, poteva rovinare il lavoro.
In primavera, estate ed autunno i bambini dovevano aiutare molto: tenere la 1a verdura pulita dalle erbacce, raccogliere -patate, raccogliere foglie di gelso, ecc.
La principessa di Campofranco era imparentata con la dinastia di Casa Savoia.
Dopo la sua morte è stata imbalsamata e giace in una piccola cappella del Cimitero Militare di Bolzano. 

Tomba della principessa di Campofranco, nata contessa Waidek

La chiesa del Cimitero ha le tegole del campanile e della tettoia, sopra l'ingresso, variopinte e ricordano un dono fatto dalla principessa.
Negli anni attorno il 1950 si giunse alla frutticoltura anche presso il maso Leibele. Oggi il maso è assai abbandonato. C'è un'abitazione e una stalla è stata trasformata in falegnameria.
U n grosso alto pino ricorda ancora i tempi della presenza dei Conti al maso.
Tale pino l'aveva piantato il Conte ed ora è veramente da ammirare e specialmente la sua base, inserita nel terreno al1'angolo di un fossato, in modo tanto strano, che sembra impossibile abbia
potuto, per tanti anni, sfidare la violenza dei venti non sempre clementi.
Del maso Leibele o Mangen si hanno notizie dal 1552 con Hanns Hueber, rappresentante della chiesa di Laives e proprietario del maso.
Nel 1599 la proprietà passa ad Hanns Oxenfuss di Laives e nel 1638 ereditano figli. Nel 1638, dopo i figli dell'Oxenfuss, segue Thobias Achtmarkht.
Nel 1690 succede nella proprietà Simon Glaz, macellaio di Bolzano, con la moglie Cristine Achtmarkht, amministratrice del maso.
Nel 1719 diviene proprietario del maso Mangen, nella palude, Mathias Mavr.
Nel 1777 il Magen, che era di Maria Catherina Urhmacher in Weisshauser, passa a Maria Fulterer, vedova di Georg Egger, proprietario del maso, che consisteva in una abitazione, un fienile, 15 ha di pascolo e terreno paludoso, coltivato a granoturco e vigneto, ma in cattive condizioni.
Nel 1773 al maso gli erano attribuiti, in comunione con i masi Hirschen, Kolber e Thaller, 6 ha di terreno nella palude.
Nel 1828 proprietario del Leibele o Mangen è Anton Maccabelli ed in seguito nel 1892 la contessa di Campofranco, Maria Raineria, nata contessa Waideck e nel 1949 il conte Kuenburg Eberhardt, figlio di Siegfried Kuenburg.
Il maso oggi è abitato dalla famiglia Marchelli.


5 - Maso Lewald
Famiglia Carli Helga in Kofler - Via Thaler 27


MASO LEWALD
Notizie storiche, mnemonicbe e leggendarie:

Il maso Lewald si trova in Via Tbaler, 27 e viene nominato nel 1417 con Johannes Lebol. Gli succede Simon Lebol, che muore nel 1535 e il Lewald passa al fratello Steffan.
Nel 1541 succede Lukas Lebol, il quale, morendo lascia l'eredità al figlio maggiore Niclas. Nel 1638 segue Jacop Mesner invece della moglie Christina Koflerin e quindi nel 1653 Hanns ed Adam Oth, padre e figlio e nel 1697 Johann Mayr, oste al Schlissl.
Nel 1777 Franz Anton Gartner, cittadino di Bolzano, è il proprietario del Lewald. La proprietà consiste in una abitazione. un fienile, 8 ettari di pascolo, vigneto e campagna, e paga le tasse, cioè 20 corone a Christoph Ulrich von Ingram ed alla chiesa per un ettaro di campagna, per un vigneto ed un pascolo.
Nel 1828 proprietario è Hanns Florioli del Maso Lewald ed anche del Schlissl. Più tardi il maso restaurato diventa di Johann ed Anna Peer (anni 70).
Oggi di Carli Helga in Kofler.


6 - Maso Manna in der AU
Famiglia Kössler Georg – Via San Giacomo 153
In relazione, a suo tempo, con il convento su alla chiesetta, Jakob in der Au.
Dietro al Würstlhof sulla strada principale e ristorante


Proprietari:
1978 KÖSSLER GEORG
1975 KÖSSLER WILLY
1958 KÖSSLER ROSA MARIA
         KÖSSLER JOSEF
         KÖSSLER FRANZ
1956 KÖSSLER KARL
         KÖSSLER WILHELM
         KÖSSLER JOHANN
1954 KÖSSLER KARL
         KÖSSLER WILHELM
         KÖSSLER JOHANN
         KÖSSLER OLGA
         KÖSSLER FRIEDA
         KÖSSLER RUDOLF
         KÖSSLER JOSEF
1932 MARIA OBERHOFER
         WILMA WÜRSTL geb. Tomasi
1908 WÜRSTL JOHANN
1880 WÜRSTL JOHANN
         WÜRSTL MARIA

MASO MANNA in der Au
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Manna in der Au si trova a San Giacomo, frazione del comune di Laives e precisamente in via San Giacomo, 153.
Le più antiche notizie di questo maso sono del 1399 riguardanti le tasse pagate da alcuni proprietari.
Nel 1540 risulta proprietario del fondo l'ospedale Santo Spirito di Bolzano e viene fatto i1 nome di Ulrich Koler e nel 1559 quello di Jheronimus Pfösl.
Nel 1561 sono state versate da Veit Sagmeister, della dogana di Bolzano, 5 fiorini, come anticipo per l'acquisto del maso Manna, stimato 300 fiorini, alla vedova di Nichlas Lenz.
La proprietà Manna confina a nord ed a sud con la palude ed ad est con il monte verso Seit.
Nel 1575 il maso è di Bartlmè Lebolt acquistato da Sagmeister.
Nel 1582 passa in eredità a Claus Lebolt, figlio di Bartlmè.
Nel 1672 il bene passa da Augustin Koler ad Adam Ranigler Koler, che per l'acquisto si era indebitato.
Nel 1717 proprietario del maso Manna è Josef Maurer von Cronegg, consigliere del reggimento di Oberösterreich.
Nel 1777 segue Christian Koll nella proprietà, che consiste in un abitazione, un fienile ed un pascolo di tre ettari e mezzo, e che confina con la statale, con la proprietà del maso Lewald e con la proprietà della città.
Nel 1828 proprietario del Manna è Dominicus Gasperini e nel 1880 il podere viene acquistato da Würstel Giovanni e Maria.
Nel 1931 seguono Maria Oberhofner e Wilma Würstl, nata Tomasi e dal 1932 a tutt'oggi il maso Manna nella palude è della famiglia Kössler, attualmente di Georg Kössler.


7 -  Maso Müller
Famiglia Lunger Alois – Via dei Masi 16


Proprietari:
1981 LUNGER LUIGI
1977 LUNGER GIUSEPPE
1963 Barone von BUOL BERENBERG IGNAZIO
1939 BIEGELEBEN
         Baronessa MARGHERITA in Buol
1933 BIEGELEBEN Baronessa MARGHERITA in Buol
         BIEGELEBEN ANNUNZIATA Baronessa fu Paolo
1912 Barone PAOLO von BIEGELEBEN
1873 Barone PAOLO von BIEGELEBEN
         RÜDIGER von BIEGELEBEN

Maso MÜLLER
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Müller si trova nel territorio della frazione di San Giacomo, invia Masi, 16.
Di detto maso si hanno notizie dal 1506 con Paul von Liechtenstein, che ha ricevuto dal consiglio della città di Bolzano e dal comune di Laives, il diritto di poter coltivare ed usufruire dei terreni della valle, terreni situati vicino ai fossati di sua proprietà: campagna, tanta, quanta è necessaria per seminare 600 kg di grano e 3 ettari di prati per fieno.
Nel 1556 proprietario del fondo è Hans Perchtoldt ed in seguito il Müller viene chiamato anche Perchtoldt.
Nel 1559 la proprietà è di Simon Prenner, ottenuta dal cognato Hans Schwab.
Al maso Müller non c'era l'acqua, ma si poteva servire presso il maso Thaler al pozzo di quest'ultimo e per la cottura del pane poteva pure servirsi allo stesso maso.
Nel 1596 nella proprietà successe Me1chior Khalltenhauser, oste al Pfaben di Bolzano. Nel 1726 proprietario del maso Müller o Perktold nella valle è il Dottor Velz.
Nel 1777 succede Thomas Pichler. La proprietà consisteva allora in una abitazione, un fienile, un ettaro e mezzo di prato, campagna e vigneto, 37 ettari di pascolo, campagna e terreno paludoso.
Le tasse andavano alla signora Maria Josefa von Volchenstein, vedova e contessa Seiboldstorf e consistevano in 6 corone all'anno, 200 1 di vino e 50 kg di segala.
Nel 1828 proprietario del maso Müller era Hieronymus Rossi e nel 1873 Paul e Ludwig.
Durante il fascismo il maso prese il nome di "Weisshaus (casa bianca), perché i1 comune di Laives 1'aveva fatta colorire di bianco in occasione del passaggio di Mussolini per ferrovia, vicina al maso.
Al Müller la vita è sempre stata molto dura. Si doveva fare tutto manualmente: nella stalla, nel prato, in campagna, nel vigneto e nella casa, ancora senza elettrodomestici. Il frumento lo si macinava al mulino, ma il pane si faceva in casa, e veniva mantenuto sano in un ambiente arieggiato.
Nel sottotetto, in un'area dimetri 8 per 12, in primavera, si allevavano i bachi da seta ed i bozzoli venivano venduti alla filanda.
Negli anni trenta quasi in tutti i masi, per dare alla famiglia un po' di risorse finanziarie, si allevava il Baco da seta.
Questo succedeva quando i gelsi incominciavano a germogliare e fornire il cibo ai filugelli. Ogni maso, a quel tempo aveva il dovere di inserire nella piantagione anche tanti gelsi secondo l'area del terreno coltivabile sia per allevamento proprio che per vendere il fogliame a chi ne aveva necessità. Se tutto andava bene, la produzione dei bozzoli dava un sensibile guadagno.
Per un guadagno sicuro e subito a portata di mano si coltivavano le verdure, che pulite e ordinate, venivano portate in vendita in via Vintola a Bolzano.
Nel 1882 c'è stata una grande alluvione e anche il maso Müller ha subito gravi danni: tutto è stato distrutto con grandi perdite per la produzione. Il fiume, ritirandosi aveva lasciato al suolo un enorme strato di sabbia, rendendo la terra improduttiva.
Molti masi si diedero da fare per rivoltare la terra, per riportare in superficie la fertile e per affondare lo strato sabbioso improduttivo, ma tale lavoro costava troppo ed al Müller tutto il terreno rimase come il fiume l'aveva lasciato. Ugualmente si continuò a coltivarlo con scarso rendimento ed ora, dopo tanto tempo, presenta frutteti come negli altri terreni confinanti che, a suo tempo, hanno goduto della costosa bonifica.
Nel 1873 proprietari del maso in parti uguali sono stati Paul Rüdiger, baroni von Biegeleben.
Nel 1912 il barone Paul von Biegeleben, nel 1933 sua figlia Annunziata, baronessa, nel 1939 Margareth von Biegeleben in Buol, nel 1963 il barone Ignaz von Buol Berenberg.
Nel 1977 Lunger Josef comprò il maso e nel 1981 ereditò tutto Alois Lunger, figlio di Josef.




8 Maso Oberer Thaler
di Rizzoli Erich – Via Masi 13



MASO THALER o PREGL HOF
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Del maso Thaler si hanno notizie dal 1385 con Hainrich, il Pregler.
Nel 1543 Hans Schwab, del maso Oberhütter di Gries, sostenne di essere stato proprietario del Pregl da 25 anni, cioè dal 1518.
Nel 1553 Kontz Brauneyal, prevosto della chiesa, abitò al Schwaben nella valle.
Nel 1559 Hans Schwab vendette il podere al cognato Symon Prenner, prima affittuario.
Nel 1580 risultò proprietario Hans Taller, che morì nel 1583 lasciando il maso in pessime condizioni finanziarie, e la moglie Anna Tallerin vendette il Pregl a Georg von Artz (1592).
Successero quindi altri proprietari e nel 1672 Thoman Perckhmiller ed in seguito i fratelli Josef Anton Giovanelli e Christoph Bernhardt Giovanelli di Gersburg, che, nel 1702 vendettero al convento Steingaden il diritto di proprietà del maso Pregl o Taller, che confinava col maso Killer del Dr. Josef Welsen, col maso Manngen di Simon Glazen, col maso Tempperer del conte Khigl e con un boschetto di pini appartenente al consiglio di Bolzano.
Nel 1777 il Pregl, appartenente al convento dei Domenicani di Bolzano, possedeva un'abitazione, 7 ettari di campagna con prati ed un pascolo "Raut" di 2 ettari, un prato di quattro ettari "Greti", parecchio terreno paludoso in comproprietà con i masi Weisshaus ed Aspmair ed altro terreno adibito a pascolo, che precedentemente apparteneva in comproprietà ai masi Hirschen, Thaler, Veigele o Kölbl e del Mangen.
Nel 1828 il maso chiamato Pregler o Thaler risultò proprietà della chiesa.
Nel 1900 i fratelli Johann e Valentin Rizzoli, provenienti da Verla, acquistarono il maso Thaler. In seguito il figlio Josef (Beppino) ereditò e si sposò con Abram Marta nel 1937. Ebbero 5 figli, quattro vivono ancora: Renzo, Irma, Elda ed Alfred.
Nel 1966 papà Beppino morì e Renzo ed Alfredo ereditarono il maso e vendettero la loro parte al cugino Erich Rizzoli, che la ristrutturò ed ora ci vive con la moglie Kraft Martha ed i suoi figli.
Renzo, accanto al maso, verso est, nel 1967 si costruì una nuova casa ed anche Alfredo si è costruito una grande abitazione verso sud a circa 300 metri di distanza.
Nel 1937, quando Beppino e Martha si sposarono, la vita era molto diversa da oggi e diversi erano i sistemi di coltivazione dei terreni. C'erano poche pergole, giusto per spigolare un po' d'uva ed in campagna si coltivava granoturco, segala, frumento, patate e verdura: tutto ciò che serviva per il fabbisogno familiare.
La stalla ed il fienile si trovavano di fronte all'abitazione, oltre la strada, che ci passava in mezzo.
Nella stalla c'era un cavallo, una mucca, un maiale e fuori all'aperto si allevavano animali da cortile. Non esisteva una cantina profonda, in quanto dal sottosuolo affiorava l'acqua. Le botti col vino stavano sotto i volti e così pure i barili con i crauti, e durante i mesi invernali nello stesso luogo venivano conservate le patate, carote, cavoli, verze, ecc.
In cortile, in un grande paiolo Marthe preparava la conserva di pomodoro e la sigillava in tanti vasetti. La polenta era il cibo principale: al mattino si mangiava col latte e caffè, a pranzo con lucaniche o formaggio e alla sera c'era il "Roast", fatto di polenta e patate.
Qualche volta arrivavano in tavola i canederli e per cambiare "la mosa" o lípatò (mosa con fagioli cotti, burro ed il tutto cosparso di formaggio). Per contorno c'era sempre verdura cruda e cotta.
In fianco alla casa, verso sud, c'era un grande orto.
In cucina si trovava una grande cucina economica in ferro, un lungo tavolo con panca in legno aderente al muro e dall'altra parte delle sedie. Il pavimento era di legno, fatto di assi, che si puliva ogni settimana, in ginocchio, con una spazzola, acqua e sapone.
Oltre la cucina c'era la stanza dei genitori e più oltre la stanzetta di Pio, i1 nonno.
Al piano rialzato si trovava la stanza per i ragazzini.
Nel sottotetto veniva appeso il granoturco, in pannocchie, per mantenerlo asciutto e sano ed in un ripostiglio dormiva spesso un servo, che lavorava stagionalmente presso il maso.
Negli anni 50 nella campagna tutto cambiò ed anche presso il maso Thaler comparve la frutticoltura (meli e peri). Per tale coltivazione si resero indispensabili gli antiparassitari. L'erba, indispensabile alimento per gli animali, non si poté più utilizzare. sicché dalla stalla scomparvero cavalli e mucche.
Per il lavoro agricolo il cavallo fu sostituito dal trattore.
Ora tutta la campagna, in primavera, sembra un giardino ed in autunno offre ottima frutta di qualità.
Il maso confina con le proprietà dei fratelli Furlani e di Faustini Mario.

9 - Maso Putz
Famiglia Schweigkofler Anna Margherita in Mottironi

Proprietari:
1971 SCHWEIGKOFLER MARGHERITA
         SCHWEIGKOFLER ANNA
1956 SCHWEIGKOFLER GIOVANNI
1939 MAYR PAOLO
1918 SAMASSA PAOLO
1911 DECIMA PETER
         DECIMA CLARA nata Schrott
1903 CARLI VIGILIO
         CARLI MARIA

Case del maso Putz vecchia e nuova

Maso Putz
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Putz si trova nel territorio di San Giacomo, frazione del comune di Laives, in via Thaller 24, strada che si inerpica oltre la chiesetta che spicca sopra il maso Lewald della va11e, alla base della salita.
Il Putz apparteneva al maso Schluntner ed il signor Franz von Gummer ne era proprietario e così anche del Putz, che al Schluntner era conglobato.
Nel 1777 proprietario del Putz o Schluntner di San Giacomo risulta Anton Melchior Edler von Menz.
Il bene del Putz nel 1777 consiste in un'abitazione, un fienile, un vigneto di 1 1/2 ha ed un bosco di circa 2 ha, confinante con il monte Schluntner.
Nel 1828 proprietario del Putz è A1ois Plank e nel 1903 il maso viene acquistato da Car1i Vigil e Maria, nata Tapfer.
Nel 1991 succede Decima Peter e la moglie Clara, nata Schrott, e nel 1918 Samassa Facio e nel 1939 Mavr Paolo.
Nel 1906 Schweigkofler Giovanni risulta proprietario del Putz e nel 1971 Schweigkofler Margherita e Schweigkofler Anna, sposata Mottironi.
Attualmente e da circa 20 anni al maso non si esercita più l'agriturismo. Si trova alla fine di via Thaller a circa 400 metri di altitudine ed accanto, verso nord, è stato costruito un altro edificio e più a nord ancora, inoltrandosi a piedi per la campagna coltivata a frutteto e vigneto, un'altra nuova casa fa mostra di se e domina l'ampia valle ed un interessante panorama: l'aeroporto con arrivi e partenze, anche di personale viaggiante e la città di Bolzano.
Ad est, a circa 600 m di altitudine, proprio sopra il Putz, il maso Stallerhof, sulle pendici del monte, scruta il sottostante paesaggio ancor più ampiamente con tutte le montagne che lo circondano.
I signori Mottironi hanno due figli.


10 - Maso Renner 
Famiglia Gazzini Piergiorgio
Via Maso Renner 3

Proprietari:
1982 GAZZINI PIERGIORGIO
1972 WIDMANN FRANCESCO
1955 THUN-HOHENSTEIN Conte SIGISMONDO
1928 THUN-HOHENSTEIN Conte ERNEST
1890 THUN-HOHENSTEIN Conte GUIDO



MASO RENNER
Notizie storicbe, inuernonicbe e leggendarie:

Nel 1300 il Renner e lo Steinmann formavano un'unica proprietà terriera e nel 1528 erano di Martin Kirchhammer.
In questo primo periodo vitale si parla di come l'Ospedale ha riceVuto un vigneto in Sissant: Petermann von Thurn ha richiesto il terreno al comune, presentandosi poi con i nobili e gli ignobili e i giurati della città. Alla fine tutti, compresi i fratelli Petermann e Chonradus, hanno deciso in favore dell'Ospedale.
Da Novaponente scendeva e scende tutt'ora un ruscello: Sissa. Il ruscello lambisce sulla sinistra Montelargo e sulla destra Montestretto.
Nel 1557 i masi Steinmann e Renner vengono scissi fra gli eredi di Martin Kirchhammer. Ziprian diviene proprietario dello Steinmann e Quirinus proprietario del Renner e del monte Schmal.
Nel 1575 Balthassar Nitter paga le tasse per il maso Renner.
Nel 1572 gli credi di Jacob Gillmann pagano pure per il Renner in Sissa.
Nel 1666 la stessa cosa per gli eredi di Gillmann.
Nel 1695 succede nella proprietà Paul Sannini e nel 1727 Gillmann e quindi il Conte von Thun.
Nel 1777 proprietario è il Conte Johann von Thun della Val di Non.
A questa data il maso è composto da una abitazione, una campagna. un fienile vicino ad un vigneto di 25are. un vigneto di 52are di uva pregiata. un pascolo di un ettaro e mezzo, un terreno paludoso di 10 ettari - adiacente alla strada statale - e un grande bosco che dal maso Weingarten va fino al monte Schmal, fino alla roccia Rossa ed oltre fino alla chiesa di Novaponente. - Parte della tassa va alla chiesa di Novaponente.
Nel 1828 proprietario del Renner è il Conte Giuseppe von Thun -, 1890 il Conte Guido von Thun Hohenstein, nel 1928 il Conte Ernesto Thun, nel 1955 il Conte Sigismondo Thun, nel 1972 Widmann Francesco e nel 1982 Gazzini Piergiorgio.

AL “RENNER” CONTI THUN-RENNER


Revolti Carlo e la moglie Maria Stimpfl raccontano: "Le proprietà dei Conti Thun erano molto vaste. In Pineta possedevano il maso Renner e tutto il territorio, che dalla Nazionale si spingeva fin su alla Roccia Rossa. Circondavano a nord, ad est e da sud la località, cioè i possedimenti dei Conti Toggenburg. Scendendo abbracciava, verso ovest, metà area occupata dalla stazione di arrivo della teleferica della ditta "Porfidi d'Italia" e quella attualmente occupata dal ristorante pizzeria "La Torre".
Altri possedimenti i Conti Thun li avevano a San Giacomo ed altrove. Tutti erano amministrati a Trento in via Belenzani,che era pure tutta dei Conti.
In qualità di mezzadro entrai al maso Renner nel 1982, dice il Signor Carlo, ed in seguito rimasi presso i1 maso come fattore fino al 1977.
Nel 1928 proprietario era il Conte Guido Thun. Era cecoslovacco, imparentato con la Casa d'Austria, gran proprietario in Boemia, ed abitava a Roma. Era scapolo, ed a quei tempi dicevano, che il suo hobby fosse la caccia: in Africa alla caccia dell'elefante, al polo nord alla caccia dell'orso bianco, ecc.
Nelle spedizioni si serviva di una nave, tutta a sua disposizione.
Tutto ciò e le lunghe sue assenze influivano negativamente sul maso e sul tenore di vita dei suoi dipendenti.
Al Conte Guido, non avendo figli, successe il cugino Ernesto Conte Thun, che ebbe cura del suo predecessore e, a tarda età, fu costretto farlo assistere presso un ricovero a Rovereto. Alla sua morte il Conte Guido fu sepolto a Castelfondo in val di Non, dopo la veglia - da lui tanto desiderata - di tutti i dipendenti del maso Renner appositamente recatisi sul posto.
In seguito al Conte Ernesto successe il figlio Conte Sigismondo Thun, che fu colonnello dell'esercito ed abitò a Trento in via Negrelli. Sposato ad una Contessa, ebbe tre figlie.
Nel 1968 il maso Renner passò in proprietà al sig. Widman Franz ed in seguito all'attuale proprietario Piergiorgio Gazzini. Il Conte Sigismondo è ora proprietario del castello di Castelfondo in prov. di Trento, ove risiede, ma vive quasi sempre a Monaco o in Svizzera.
"I miei antenati, racconta Maria Stimpfl, moglie di Carlo Revolti, anche loro mezzadri o fattori del maso Renner, seguirono da vicino le vicende del luogo e dai loro racconti ricordo:
Di un incendio, che devastò le stalle e spaventò tutti gli abitanti del maso.
Di un nubifragio - 1948 - che, scatenatosi in località La Costa, coinvolse nel disastro il maso, distruggendo il mulino e gran parte della proprietà.
Di un'epidemia dì febbre spagnola, che in una sola notte distrusse un'intera famiglia. I loro corpi furono sepolti con un unico funerale a Laives.
Molto impresso mi è rimasto il racconto di un serpente di enormi dimensioni che, in tempi assai remoti, si sarebbe aggirato nei pressi del maso, spaventando tutti, anche quelli, che non l'avevano mai visto e con gli occhi della fantasia, gli facevano assumere sproporzionate dimensioni di drago.
Si racconta, che colui che l'uccise, fosse stato festeggiato come un eroe, ma che una goccia di sangue dell'animale gli fosse stata fatale, per cui perse la vita.
Tutti gli abitanti del maso, in paese, venivano chiamati "I Renneri".
Il crocifisso, che ancor oggi sta sul frontale del maso, in tempi assai lontani, dice la sig. Maria, si trovava in una radura fra il verde boschivo, sul pendio della montagna, ove aveva termine la Promenade, posto assai frequentato dai Conti con amici ed ospiti. Durante la bella stagione trascorrevano il loro tempo libero in svaghi vari all'aria libera, sul verde prato, all'ombra ristoratrice di annosi alberi.
Da molti anni il crocifisso si trova al maso, forse dal tempo del nubifragio. Ultimamente fu restaurato dal sig. Galler, padre dell'ex Sindaco.
"Molti avrebbero posto uno sguardo appetitoso su di Esso e con consistenti offerte", dice Revolti Carlo, "e, mentre ero ancora al maso, come fattore, affinché non sparisse in malo modo, lo feci assicurare al muro con un ferro cementato, come si può ben vedere nella foto".


In quest'area dei masi Renner e Steinmann è uscita Pineta, frazione del Comune di Laives


11- Maso Schenkwirtsgut
di Cristofolini Livio – Via San Giacomo 138

Proprietari:
1974 CISTOFOLINI LIVIO
1968 CRISTOFOLINI GUIDO
         CRISTOFOLINI LIVIO
         CRISTOFOLINI IDA
         CRISTOFOLINI BRUNO
         CRISTOFOLINI UGO
1922 CRISTOFOLINI LIVIO
1919 BUDIN RAIMONDO
1894 BOTT ANTON


MASO SCHENKWIRTSGUT
Notizie stoiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Schenkwirtsgut o Hütthöfl si trova in via San Giacomo 138, e. secondo le ricerche, le sue origini emergono verso la metà del 1500 e nel 1577, a proposito, vien fatto il nome di Bartlmè Lewald con il podere lavorato a mezzadria.
Nel 1584 la proprietà passa in eredità ai figli ancora minorenni i tutori vendono il maso a Gasmann e Weingarten.
Si succedono quindi diversi proprietari: nel 1602 Hanns Prenner, nel 1611 i figli di Hanns e nel 1619 Sebastian am Weeg.
Nel 1676 il maso passa in proprietà ad Johann Paul Schenk, consigliere e scrivano a Bolzano, nel 1727 ad Hanns Lampacher, oste all'Engel; nel 1727 a Georg Mumelter seguito dal figlio Mathias e poi dal nipote Andrè. Nel 1777 proprietario del Schenkwirtsgut, detto anche Hütthöfl, è Simon Holzprugger. Il maso consiste, in tale data, in un'abitazione, un fienile, una stalla, un orto ed un limitato pascolo.
Nel 1828 la proprietà appartiene a Vigil Bott, nel 1894 ad Anton Bott e nel 1919 a Raimondo Budin.
Nel 1922 Cristofolini Livio, reduce dall'America, dove si era recato parecchi anni prima, per lavoro, comperò il maso.
Nel 1968 ereditarono i figli: Guido, Livio, Ida, Bruno ed Ugo, nati in America.
Nel 1974 lo Schenkwirtsgut passa definitivamente a Cristofolini Livio con la moglie Elisabeth. Cristofolini Guido risulta titolare di un altro maso in via Giovanni Pascoli, 39.
Cristofolini Bruno abita pure in via San Giacomo, 140 e Ugo al numero 142.
Da quando Cristofolini Livio, il nonno, ritornò a San Giacomo con la famiglia, la località dello Schenkwirtsgut è stata soprannominata, "America", nome ormai penetrato e vissuto nella gente della frazione.
Si dice che il maso abbia subito, all'inizio del 20°- secolo, un incendio e che sia stato ristrutturato.
L'abitazione è ora occupata dalla signora Elisabeth e dalla figlia Karla.
Elisabeth, moglie di Livio Cristofolini. ha molti ricordi della vita nel luogo:
al pianterreno dell'abitazione, verso la strada, l'osteria con tavolini all'aperto era molto frequentata ed in seguito lei trattoria era posto di ritrovo e di ristoro, anche di commercianti: "all' America"era facile ritrovarsi.
Al piano rialzato c'era la cucina, la stube,una scala interna, che portava al piano superiore, alle camere da letto ed in soffitta dove si stendevano i panni. Adiacente all'abitazione c'era la stalla con quattro mucche la cavalla Fanni col puledro, maiali e conigli... Nel cortile razzolavano galline, pulcini, anatre ed oche e l'indimenticabile cane Leo custodiva gelosamente l'ambiente.
Davanti al ristorante o presso il capitello con la Madonna dall'altra parte della strada si fermava il mezzo pubblico di servizio, la S.A.S.A. e i passeggeri venivano avvisati di essere giunti "All'America" e così pure prima del 1948 quando la zona era servita dal Tram.



Vecchio Maso Schenkwirtsgut 1940: davanti qualche tavolino rallegrava l'ambiente. Al muro all'altezza di un metro circa sono visibili gli anelli in ferro ai quali venivano legati i cavalli.










12  - Maso Steinmann
Fam. Toggenburg Ulrich - Via Castelroncolo 1 Bolzano
Maso che diede origine alla frazione di Pineta 1926-1950 e 1952-1957


1992 TOGGENBURG Conte ULRICH fu Francesco
1991 TOGGENBURG FRANCESCO fu Federico
1958 TOGGENBURG Conte PAOLO fu Federico
         TOGGENBURG Conte FRANCESCO
         TOGGENBURG Contessa GIUSEPPINA
         TOGGENBURG Contessa LEOPOLDINE
         TOGGENBURG Contessa MARIA in Kaspar
1917 TOGGENBURG Conte FEDERICO fu Giorgio
         TOGGENBURG Conte ENRICO
1870 TOGGENBURG Contessa MARIA vedova Consolati
         TOGGENBURG Conte FEDERICO fu Giorgio di Giorgio
         TOGGENBURG Conte ENRICO fu Giorgio
         TOGGENBURG Contessa ANTONIA in de Gorzt Ledochowscka
         TOGGENBURG Contessa ADELAIDE
1820 TOGGENBURG Conte GIORGIO (dalla moglie contessa ANNA SARANTHEIN)

MASO STEINMANN
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso Steinmann, che sul frontale portava la data 1598, si dice sia stato costruito molto tempo prima.
Fu ereditato dai Conti Toggenburg dalla Contessa Anna Saranthein, moglie del Conte Georg von Toggenburg, bisnonno del Conte Ulrik, abitante nell'antica residenza dei Toggenburg in via Castelroncolo 1 a Bolzano.
Il maso all'esterno si presenta ancora in buone condizioni, ma le strutture interne sono pericolanti, per cui non è abitato.
Fra non molto sarà abbattuto per fare posto all'indispensabile realizzazione di una rotonda per regolarizzazione del traffico automobilistico e per la strada che porterà alla galleria verso San Giacomo e Bolzano già in costruzione (2003).
Dal maso Steinmann ha preso il nome la località Steinmannwald, frazione del comune di Laives. Ma si dice anche, che il maso abbia preso il nome Steinmann dalla roccia a forme di uomo, che sta all'entrata della stretta valle, dalla quale scende il rio Lesina e di conseguenza il nome della località Pineta - Steinmannwald: bosco dell'uomo di pietra.
La sagoma dell'uomo di pietra ora non risalta tanto, è meno visibile, in parte distrutta dal terremoto del 6.5.1976, che devastò il Friuli.

Steinmann: uomo di pietra

MASO STEINMANN

Nel 1300 circa lo Steihmann ed il Renner formavano un'unica proprietà terriera.
Nel 1528 erano di Martin Kirchhammer. In questo primo periodo vitale si parla di come l'Ospedale ha ricevuto un vigneto in Sissant: Petermann von Thurn ha richiesto il terreno al comune presentandosi poi con i nobili e gli ignobili ed i giurati della città. Alla fine tutti, compresi i fratelli Petermann e Chonradus, hanno deciso in favore dell'ospedale.
Da Novaponente scendeva e scende tuttora un ruscello: Sissa. Il ruscello lambisce sulla sinistra Montelargo e sulla destra Montestretto.
Nel 1557 i masi Steinmann e Renner vengono scissi fra gli eredi di Martin Kirchhammer: Ziprian diviene proprietario dello Steinmann e Quirinus del Renner e del Monte Schmal.
Nel 1567 il contadino, chiamato Steinmann, aveva tagliato legna e costruito uno steccato vicino alla strada principale senza chiedere il permesso del Consiglio, che gli fece pagare 10 fiorini. - Lukas Römen barone von Maretsch, era presidente della giunta consigliare. Nel 1660 è proprietario dello Steinmann Hanns Jacob Klainhans, prevosto dal 1649.
Nel 1781, con la divisione dei terreni comunali tra Bolzano e Laives, si stabiliscono i confini, che vanno dai campi di riso dello Steinmann a nord ed oltre la strada principale fino allo steccato del Weisshaus e fino al maso Mondschein più in giù.
Nel 1777 proprietario dello Steinmann è il Conte Johann Vigili von Thun.
Il bene consiste in una abitazione, un fienile, un orticello, 9 are di terreno, 3 ettari di vigneto, esposto al pericolo del Rio Sissa, che, durante le precipitazioni atmosferiche, si ingrossa, diventa torrente allagando i terreni circostanti. La proprietà confina con il Monte Schmal, con il maso Pfösl, con la strada provinciale e con la proprietà Renner. Dello Steinmann è anche un terreno arido di 16 ettari e un terreno paludoso di 16 ettari - tra la strada provinciale ed il terreno paludoso del Comune di Laives - e con un pascolo della città di Bolzano.
Nel 1828 proprietario dello Steinmann è il Conte Ferdinando von Thun e in seguito passò in proprietà dei fratelli Toggenburg (1890).

I CONTI TOGGENBURG

Secondo un racconto del Conte Ulrik Toggenburg, abitante a Bolzano in via Castelroncolo, 1, antica residenza dei conti Toggenburg, il nobile casato ebbe origine in Svizzera nel 1200 circa. I conti si dedicarono principalmente alla politica, in conflitto tra la Svizzera e gli Asburgo.
Attraverso secoli di vita, si giunse al conte Ulrik Toggenburg, il di cui bisnonno, Conte Georg, fu ministro del commercio a Vienna, sotto l'imperatore Francesco Giuseppe e nel 1855 l'ultimo luogotenente delle province Venete.
Il conte Georg Toggenburg sposò, in un primo tempo, Virginia Contessa Saranthein, la quale morì durante un'epidemia di colera.
Il conte Georg si risposò quindi con la sorella della prima moglie, cioè con Anna Contessa Saranthein, la più ricca proprietaria terriera di Bolzano e gran parte della sua proprietà passò, in seguito, ai conti Toggenburg e così anche quella riguardante Pineta ed il maso Steinmann.
Tre furono gli eredi del conte Toggenburg: Federico, Enrico ed Antonia, maritata al conte Ledochowca. Anche il conte Federico si interessò di politica e nel 1916 in qualità di Luogotenente del "Tirolo Unico”, che faceva parte del territorio austriaco e fu l'ultimo ministro dell'Interno sotto l'ultimo imperatore austriaco, Carlo, fino al 1918. Ne1 1921-22, durante la monarchia, fu senatore a Roma. Durante il periodo fascista regalò al comune di Laives il territorio di Pineta (occupato ora dalle scuole elementari, dalla chiesa, dalla scuola materna e dall'Ina Casa), per la colonia elioterapica permanente, un'opera di beneficenza del conte, in favore dei bambini di Laives. La suddetta area fu ceduta per il valore di una simbolica lira per mq. Cioè per lire 12000 (tanti erano i mq).
In base al contratto la zona doveva rimanere secondo lo scopo per il quale era stata donata nel 1939, mentre il comune di Laives per esigenza edilizia di case popolari, fu costretto ad usufruire diversamente e perciò il conte Paolo Toggenburg, successore, zio del conte U1rik, in un primo tempo si oppose.
Quasi tutta la zona boschiva, ora Pineta-Steimannwald, apparteneva al maso Steinmann (maso chiuso fino a1 1929 e dal 1954 in poi) ed il conte Federico, in funzione di capofamiglia dei conti Toggenburg, per agevolare i richiedenti, vendette ai privati alcune particelle della proprietà ed i successori ne seguirono l'esempio. E perciò merito del conte Federico, del fratello conte Enrico e della sorella contessa Antonia e dei conti, che seguirono, se oggi da più di mezzo secolo dalla comparsa della prima casa di Pineta, gli abitanti della frazione del comune di Laives possono ammirare i1 loro paesello completo e goderne tutte le comodità che offre.
Attualmente il maso Steinmann è di proprietà degli eredi Toggenburg:Francesco, figlio del conte Federico, ed Assunta, figlia del conte Paolo, fratello di Francesco. Il conte Francesco ha due figli: Ulrick e Johannes. Il conte Ulrick, che ha dato interessanti notizie del suo nobile casato, ha ora tre giovani futuri eredi Toggenburg: Ebenhard, Anette e Desirè.



VITA AL MASO STEINMANN ED “I STOMERI”

Moser Giuseppe, abitante a Laives,in via Innerhofer, 3, racconta:
"Il nonno Giovanni abitò con la famiglia per molto tempo, in qualità dì manente, al maso Steinmann. Ebbe nove figli: due femmine e sette maschi, che lavorarono tutti presso il maso in attività agricole. A quel tempo le vicende del maso erano sorvegliate dal conte Federico Toggenburg, che ne era il proprietario assieme ai fratelli Enrico ed Antonia. Persona signorile, austera, imponente, sul suo cavallo bianco, il conte passava sovente ad ispezionare la sua proprietà, l'operato dei suoi lavoranti. Al suo passaggio tutti lo riverivano inchinandosi ed appoggiando
un ginocchio a terra si levavano il cappello.
La numerosa famiglia Moser fu lungamente in servizio al maso ed in paese i Moser del maso erano conosciuti con il soprannome "i Stomeri": parola dialettale derivata dal nome del maso. Ad un certo momento, per sistemare finanziariamente la situazione con i suoi dipendenti, in cambio del lavoro prestato, il conte Federico offrì la possibilità di scegliere fra un pezzo di terreno ed una ricompensa in denaro.
Lo zio Francesco e mio padre Carlo", dice il signor Giuseppe, "nel 1930 accettarono il terreno per costruirvi la loro casa, per una futura sistemazione familiare.

Moser Giuseppe

13 -  Maso Weisshaus
di Sacchin Loredana – via Vurza 14

Proprietari:
oggi             SACCHIN LOREDANA
1996           RIGHETTI L.
                   RIGHETTI SACCHIN LOREDANA
                   PARAVANI NELLA
1914           TARGHER JOSEF
                   OSELE FORTUNAT
                   RELLA LUDWIG
                   RELIA JOSEF
                   COMPER ANDREA
                   KRAMER IDA
                   EBNER ANTON
                   EBNER JOSEF
1912           DEFRANCESCHI FRANZ
1908           EBNER ALOIS
                   GERBER ALFONSO
                   PFEIFER ALOIS
                   PFEIFER FRANZ



MASO WEISSHAUS
Notizie storiche, mnemoniche e leggendarie:

Il maso ebbe origine nel 1506 per opera di Paul von Liechtenstein.
I Conti von Liechtenstein nel 1542 erano curati della chiesa di Laives, proprietari della palude, amministratori della valle ed i masi Pfleg e Weisshaus erano pure di loro proprietà.
Il Weisshaus fu lungamente gestito da diversi mezzadri, che dovevano corrispondere metà dei profitti ai Conti, padroni del fondo.
In tale attività risulta si siano succeduti: Hans Thaler nel 1595, Hans Dachaurer nel 1611, Job Perktolt nel 1642, Anton Perktolt nel 1655, Franz Schrenk nel 1680, Simon Unterweger nel 1709, Josef Höllrigl nel 1730.
Nel 1758 il Weisshaus diventò proprietà dell'Abbazia di Augsburg.
Nel 1777 il maso appartenne al Reichsgotteshaus di Sankt Ulrich in Augsburg e consisteva in un'abitazione con stalla e fienile, in un vasto pascolo in terreno umido e paludoso detto "Hartenhaller" ed in più i terreni paludosi di circa 5 ettari del Miller e del Pfleg.
Alla suddetta data facevano parte della proprietà anche le fosse della valle: la fossa del Weisshaus, quella che scorreva vicino al pascolo del maso Renner e che sboccava nella fossa grande "Landgraben", la Brunn, che passava vicino al maso Kaltenkeller (caneve) e che andava pure alla fossa grande, il Wälschvürtgraben, che iniziava presso il Gutleben, la fossa che aveva inizio nella proprietà del maso Hilber e la fossa Vallarsa, che raggiungevano pure, come tutte le altre, la fossa maestra "Landgraben". In tutte quelle fosse si pescavano trote ed altri pesci, serpi, granchi e rane.
I pescatori pagavano più di trenta fiorini all'anno al proprietario. Tutti i fossati dovevano, ogni anno, essere ripuliti e perciò venivano chiesti ai vicini, che ne usufruivano, grossi contributi per sostenere le spese, ma per la fossa del Weisshaus, lunga più di due chilometri, al buon mantenimento doveva provvedere solamente il proprietario del maso.
Nei primissimi anni del 1800 il maso appartenne al Demanio ed in seguito ad Johann von Reich e quindi alla nipote di costui, Theresia von Arzoni.
Nel 1878 divenne proprietario Siegmund Kurzel e nel 1908 Cäsar Kurzel, che nel 1912 cedette il tutto a:
Alois Ebner un quarto
Alfred Gerber un quarto
Alois Pfeifer un quarto
Franz Pfeifer un quarto
Il 4 maggio del 1912 la proprietà passò a Franz Defranceschi e nel 1913 andò all'asta e fu aggiudicata ad 8 comproprietari:
Josef Ebner, Anton Ebner, Johann Kramer, Anton Comper, Josef Rella, Ludwig Rella, Fortunat Osele und Josef Targer.
Nel 1914 tutto il bene passò a Targer Josef, il 15 marzo 1979 a Hö11er Arnold e dal 5 aprile 1996, in parti uguali fu ceduta a L. Righetti e C. S.A.S., a Paravani Nella e a Sacchin Loredana.
Il Weisshaus si trova in via Vurza, n. 14, frazione di San Giacomo, ora proprietà di Sacchin Loredana.

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Fonte : Masi chiusi del Comune di Laives, Emilia Spirandelli Pasquazzo - Roswitha Ebner Paone
Laives - Leifers (Bolzano - Bozen) 2005

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